C'è una strega nel bosco \ il suo nome conosco aka la rece di The VVitch: A New-England Folktale

gonzokampf
modificato 27 novembre 2016 in recensioni

THREAD PADRE

Una caratteristica degli horror intelligenti è saper titillare la sospensione di incredulità dello spettatore, portandolo continuamente a chiedersi se gli avvenimenti mostrati accadono davvero o sono un parto delle menti malate dei protagonisti (un esempio recente).
Il gioco è ripreso con maestria in The Witch, dove i protagonisti sono una famiglia di coloni del New England, cacciati a pedate in culo dalla comunità in cui vivono per qualche controversia religiosa.
E in effetti il fervore della fede e la consapevolezza dell'Inferno per le misere anime dei peccatori domina le grigie giornate dei membri della famigliola, che cercano di sopravvivere in una micragnosa fattoria, attorno alla quale si estende un'ampia e misteriosa foresta.
La particolarità del film è quella di intervallare il racconto della famiglia con brevi ma determinanti scene a cui i protagonisti non assistono, e che si svolgono oltre la loro sfera di controllo.
In teoria quindi sapremmo rispondere con certezza alla domanda che di lì a poco inizia ad attanagliare i coloni, ossia se gli strani avvenimenti di cui sono vittime siano da ascrivere ad una dieta a base di mais ammuffito e digiuno religioso, oppure costituiscano effettivamente la manifestazione del Diabbolo.
Ma la maturità della narrazione, pur rispettando quasi tutti i canoni del genere (senza la spocchia di gente come), fa sì che il senso di quello che vediamo rimanga ambiguo e incerto, fino agli ultimi minuti.
Il finale, infatti, si è incerti se catalogarlo come plot twist che percula lo smaliziato spettatore del XXI sec., oppure inevitabile coronamento degli eventi.
I campi lunghi ci immergono in una ambientazione ricostruita con cura maniacale (si parla di quattro anni di ricerche sulle fonti dell'epoca) dove i personaggi, attori ben scelti e ancor meglio diretti, parlano seguendo la lingua e i costrutti sintattici dell'epoca.
Mentre l'accoglienza della critica è stata favorevole, quella del pubblico si è rivelata più fredda. Due le argomentazioni utilizzate dai detrattori: malgrado l'ambientazione pretenziosa, nel film sembra non accadere niente e, comunque, The Witch non fa paura.
Per quanto riguarda la prima accusa, la narrazione e il montaggio scandiscono le vicende con rigore, ma effettivamente il film si diverte a frustrare le aspettative dello spettatore, nel senso che rimaniamo smentiti ogniqualvolta siamo convinti di poter spiegare un determinato fenomeno. Quindi sì, effettivamente le cose succedono, solo che dovremo attendere il finale per una spiegazione completa.
In generale, credo che il film abbia diviso il pubblico perché, malgrado una confezione tradizionale, alla fine si trovi a deviare parecchio dalle regole-base della narrazione. I personaggi, ad eccezione della protagonista e forse del fratello maggiore, non ispirano simpatia, e soprattutto manca un confronto finale che il resto del film sembrava aver anticipato.
Il risultato è che Eggers non arriva quasi mai a far paura, ma sembra più interessato a ricercare l'Unheimliche, la sensazione di straniamento che si verifica quando cogliamo aspetti angosciosi in realtà che ci sono quotidiane e familiari, tipica di altre Folktale della tradizione romantica come L'Uomo della Sabbia.
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Commenti

  • concordo su tutto, aggiungo un votone: 8/10 e segnalo che
    gonzokampf::1746950
    seguendo -ndr. la recitazione- la lingua e i costrutti sintattici dell'epoca.

    non si capisce una mazza di merda, quindi sottotitoli o vi ritroverete facilmente a googlare il plot a metá film per vederci chiaro (ciao).
  • e insomma ti ho forkato. mea culpa.
  • Rodolfo
    modificato 8 aprile 2017

    The VVitch, Eggers, 2015

    la questione secondo me è meno spinosa di quanto sembra e eggers ha tutti i difetti del regista minuzioso alla prima esperienza (in tutt'altra salsa ricorda il problema di gosling col suo film). i problemi infatti sono abbastanza formali: c'è una schizofrenia stilistica evidente, ci sono due idee di film che collidono. da un lato c'è la lunga ricerca che si concentra sullla fedeltà di dialoghi, ambientazione, psicologia (isteria); dall'altro gli "episodi", che rivelano come il regista è in difficoltà quando si muove a braccio e deve rendere conto di tutta l'operazione in maniera meno libresca. risultato: il film fila ma gli "episodi" vanno a strattoni e utilizzano un altro linguaggio, che funziona ma non sempre (sorvolo sui dettagli secondo me non riusciti). è un bel film ma secondo me immaturo. alcune parti rasentano l'8, ottima thomasin, ma nel complesso secondo me è da 7. consigliato.
  • Rodolfo
    modificato 8 aprile 2017
    PS: invito solo ed esclusivamente chi ha già visto il film (poiché c'è pieno di spoilers) a leggere questa recensione di cicci0lina w3rtmull3r, totalmente plagiata e a mio avviso insipiente (sarà che la storia delle religioni è il mio guilty pleasure), per avere un esempio di come questo film possa essere descritto in modo decisamente troppo lusinghiero e ben oltre i suoi meriti (indubbi). è la vecchia storia di come la capiscioneria (ovvero il simulacro morto della cultura) possa essere persuasiva al di là di una reale padronanza dei contenuti in quistione.
  • Rodolfo
    modificato 8 aprile 2017
    PPS: avrei comunque qualcosa da ridire anche sull'abuso di thou/thee/thy che sembra rispondere più a tropi sull'inglese antico che a una stretta fedeltà alla lingua familiare dell'epoca, tuttavia leggo che quaccheri e altri scoppiati verosimilmente conservavano un linguaggio affettato per ragioni morali
  • gonzokampf::1746950
    ambientazione ricostruita con cura maniacale [...] parlano seguendo la lingua e i costrutti sintattici dell'epoca.
    non ho ancora avuto il piacere di vederlo ma, di solito, questo non è un buon segno: film, romanzi e storielle come la lettera di lincoln a Marquis Warren, che puntano così tanto sul loro essere "reali", spesso non valgono granché quando si considera che invece non lo sono.
  • c'è del vero, nel senso che si può lavorare divinamente colle fonti ma se non hai qualcosa di veramente serio e esteticamente valido da dire c'è il riscio di qualche stonatura. che infatti in questo film c'è (lord h. sappi che comunque è un bel film, in realtà per ben altre ragioni)
  • Lord H.::1759422
    che puntano così tanto sul loro essere "reali"

    un attimo, stiamo parlando di un quasi-horror di streghe
  • scusa eh, ma a parte i famosi "episodi" ecc. stiamo parlando di un film che dietro ha i presunti quattro anni di ricerca e tutte le caratteristiche di cui si diceva qui e altrove, non mi pare una strategia vincente dire che è solo un horror
  • @gonzo: hai già visto It Follows?
  • rodolfo::1759433
    scusa eh, ma a parte i famosi "episodi" ecc. stiamo parlando di un film che dietro ha i presunti quattro anni di ricerca e tutte le caratteristiche di cui si diceva qui e altrove, non mi pare una strategia vincente dire che è solo un horror

    ma ok, peró c'è un margine di differenza tra utilizzare una puntigliosa ricostruzione storica per farne un horror e utilizzare una puntigliosa ricostruzione storica per farne una puntigliosa ricostruzione storica.
  • rodolfo::1759413
    i problemi infatti sono abbastanza formali: c'è una schizofrenia stilistica evidente, ci sono due idee di film che collidono. da un lato c'è la lunga ricerca che si concentra sullla fedeltà di dialoghi, ambientazione, psicologia (isteria); dall'altro gli "episodi", che rivelano come il regista è in difficoltà quando si muove a braccio e deve rendere conto di tutta l'operazione in maniera meno libresca
    No.
    rodolfo::1759413
    risultato: il film fila ma gli "episodi" vanno a strattoni e utilizzano un altro linguaggio, che funziona ma non sempre (sorvolo sui dettagli secondo me non riusciti).
    Hai colto il punto: ci sono due registri. Lo scollamento è evidente, non me n'ero accorto quando ho scritto la rece ma concordo pienamente. Però questa discrasia di registri stilistici serve a rendere scettico lo spettatore (si tratta di robe vere o di flash onirici?), e gli episodi risaltano proprio a fronte di una narrazione improntata per l'80% al realismo.
    rodolfo::1759414
    PS: invito solo ed esclusivamente chi ha già visto il film (poiché c'è pieno di spoilers) a leggere questa recensione di cicci0lina w3rtmull3r, totalmente plagiata e a mio avviso insipiente
    La tipa me la ricordo per altre uscite imbarazzanti dove peraltro raccomandava cagate colossali o incensava robe appena sufficienti, in questo caso la figura di merda è temperata dal fatto che si tratta effettivamente di un bel film, anche se per motivi diversi da quelle sbrodolate lì.
    freakout::1759434
    @gonzo: hai già visto It Follows?
    Caruccio, pur derivativo nella confezione in quanto si inserisce nel filone di nostalgia anni '80*, rimane abbastanza originale nei contenuti aprendosi anche a metafore un po' paracule. Ricordo delle scene esteticamente soddisfacenti ma che a ripensarci un attimo adesso hanno pochissimo senso (=la piscina).

    * è praticamente ambientato in un'ucronia carpenteriana dove esistono già gli ebook reader.