Corporate anthems: la musica del Capitale

gonzokampf
modificato 5 agosto 2016 in musica
Come ci insegnano le ficcanti analisi dei compagni Baran & Scotto, lo Stato westfaliano ormai disgregato ha lasciato il passo agli apparati elefantiaci delle big companies, tanto che queste ultime sono arrivate a padroneggiare uno degli elementi centrali della vecchia liturgia patriottica: l'inno.

In Rollerball (1975), i sanguinari match dell'omonimo sport sono introdotti non dall'inno nazionale, ma da inquietanti note di organo (si tratta della toccata e fuga in Re minore BWV 565). Il messaggio è abbastanza chiaro, e nemmeno troppo originale: nella distopia di Rollerball, gli USA di un tempo sono ormai stati divorati dai padronati & dalle multinazionali dell'odio.

L'inno aziendale non è un jingle pubblicitario, un motivetto catchy da abbinare alla promozione di un qualche prodotto che si offre al pubblico. Risponde invece ad un quesito interno, esistenziale: chi siamo, e cosa facciamo? Quali valori costituiscono l'ossatura del nostro business? Dall'inno patriottico solitamente si recupera il passo tronfio, anche se la retorica pugnace tipica dei motivi risorgimentali risulta smorzata in favore di un assetto di valori più rassicurante. Il corporate anthem ci riporta infatti ad un'epoca dove il lavoratore, se devoto e fedele ai valori dell'azienda, poteva smettere di preoccuparsi del futuro, e affidare le sorti della sua numerosa prole nelle mani capaci del padre-padrone (cfr. anche il paternalismo industriale secondo il Maranza).


Uno dei capostipiti del genere è "Hail to the I.B.M.", che veniva intonato in coro ai banchetti delle alte sfere dell'azienda sul finire degli anni '30. L'intro è in effetti accattivante:
Lift up our proud and loyal voices,
Sing out in accents strong and true,
With hearts and hands to you devoted,
And inspiration ever new;
Your ties of friendship cannot sever,
Your glory time will never stem,
We will toast a name that lives forever,
Hail to the I.B.M.


Troviamo toni decisamente più (auto?)ironici nell'inno della Halliburton Company (1980), multinazionale texana che si occupa dello sfruttamento dei giacimenti petroliferi. Non so a voi, ma personalmente le prime strofe mi ricordano la folle elencazione dei vantaggi del sistema bancario che troviamo nella celebre canzone della Grande Banca Dawes (Credito Risparmio & Sicurtà) in Mary Poppins.

Sulla medesima falsariga, ma con una melodia più brillante e avvincente si pone The Answer, inno della General Electrics che ci insegna i molteplici utilizzi del più nobile dei materiali isolanti, il silicone - sì, gli anni '70 erano un'epoca più ingenua.

Ahhhh Fujitsu, inno dell'omonima leader dell'IT ci apre la porte alla culla dorata del corporate anthem contemporaneo, l'Asia. L'impostazione è ancora abbastanza tradizionale, con un sontuoso allestimento orchestrale impreziosito dalla voce di Martha Miyake, cantante jazz giapponese.

Si sale invece di livello con l'inno della Korea Express, che presenta cori solenni mentre torme di cargo sciamano operosi, senza farsi mancare ovviamente l'effetto karaoke:


Decisamente meno seriosa è la melodia j-pop offertaci dalla Nihon Break Kogyo Co.'s , compagnia di demolizioni giapponese. Lo "shaka" (come i giapponesi chiamano l'inno aziendale) divenne una hit nazionale nel 2003, ma l'impresa non butta più giù i palazzi al ritmo di scanzonate melodie, perché ha nel frattempo chiuso i battenti.

La Hero Motocorp Ltd, già Moto Honda, compagnia indiana di scooteroni, ci insegna invece che There is a hero within us (Hum mein hai hero): il video con il ragazzetto che fa capitombolare la pallina da cricket sulla jeep dei militari è davvero commovente.

Non c'è niente da fare, anche opere tutto sommato minori come l'inno della Schwing Stetter India o quello della Tata surclassano di parecchio i corporate anthems occidentali. Possono competere al massimo le Big Four della consulenza, fra le quali capeggia la Kpmg con One Firm (tipo Ein Volk, ein Reich...?). Ma il messaggio dell'armonia fra le diversità per un obiettivo più alto (che era anche un po' anche la mission del nazismo) risulta vuoto, al netto dell'impeccabile orchestrazione.

È comunque da apprezzare il tentativo della Kaufland, catena di supermercati tedeschi, di ricordare ai suoi dipendenti che da loro è sempre lunedì, e il sole non splende mai.


Del resto la Germania si era già distinta nel 1968 con Drupa Drupa International, che vanta addirittura recenti rifacimenti in stile salsa & merengue - apprezziamo la poesia del locale completamente deserto e fan pronti a tutto.

We make the software what makes the world go around (1992) della CA Technologies è una sorta di power ballad capace di far scivolare una lagrima sui volti dei programmatori di tutto il mondo, ricordandoci che, in fondo, prima che gli venga insufflata l'anima a forza di righe di codice, "a computer is just an empty box".

E l'Italia? La patria della Fiat, dell'Olivetti, capace di sforzi inventivi ed industriali eccezionali? La nostra penisola tutta è ben rappresentata da una sola parola: "Maschio", evocatrice tanto del vigore virile quanto della Maschio Gaspardo, leader mondiale nella produzione di macchine agricole.

L'inno dell'azienda è stato diffuso da appositi altoparlanti al termine del funerale del fondatore, il compianto Egidio Maschio. Non possiamo ometterne il passaggio forse più significativo:
Contadino nel tuo casolare,
La speranza è una preghiera
Tradizione e tecnologia,
Con l'aiuto del buon Dio
Insieme con te, con noi
Maschio Gaspardo!


Questa veloce carrellata risulterebbe gravemente incompleta se si omettesse il capolavoro indiscusso dei corporate anthems. Precedute da immagini di lupi siberiani che scorrazzano fieri nella tundra, annunciate da un sole rosso che sorge carico di speranza, si levano le evocative schitarrate della Gazprom Song, ovviamente in 240p, per veri uomini incuranti dei pixel supeflui:

Il ritornello può anche costituire un modo, un po' tonitruante ma non per questo meno efficace, di richiedere un rapporto orale:
Let's drink to you, let's drink to us,
Let's drink to all the Russian gas
That it never comes to an end,
Though it's so hard to obtain


Speriamo quindi che le note dei corporate anthems possano accompagnarci all'alba di un radioso domani, dove oblieremo i farraginosi procedimenti parlamentari, la burocrazia statale, i politici rettiliani per abbracciare la fede dei capitani d'azienda che hanno domato le ferree leggi del mercato a loro capriccio.
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Commenti

  • gonzokampf::1750419


    Decisamente meno seriosa è la melodia j-pop offertaci dalla Nihon Break Kogyo Co.'s ,


    qui il link e' rotto.

    (ora continuo a leggere.)
  • ok ho finito di leggere.
    e sia modup.

    comunque,

    gonzokampf::1750419


    Questa veloce carrellata risulterebbe gravemente incompleta se si omettesse il capolavoro indiscusso dei corporate anthems. Precedute da immagini di lupi siberiani che scorrazzano fieri nella tundra, annunciate da un sole rosso che sorge carico di speranza, si levano le evocative schitarrate della Gazprom Song, ovviamente in 240p, per veri uomini incuranti dei pixel supeflui:


    questo e' il migliore.

    a proposito, poi ne hanno fatto un sequel.
  • psycho::1750425
    questo e' il migliore.
    È in heavy rotation su ogni mio dispositivo sin dal lontano 2009.
    psycho::1750425
    a proposito, poi ne hanno fatto un sequel.
    Stupendo (fa ridere perché è vero).
  • ottimo thread che andrà presto in home
  • danci
    danci Macho Business Donkey Wrestler
    psycho::1750425
    rnne hanno fatto un sequel.
    purtroppo la promessa di sopprimere (se possibile in un bagno di sangue) l'eurovision song contest è rimasta lettera morta
  • gonzokampf::1750419
    In Rollerball (1975),
    per me i Rollerball sono loro
  • un thread ottimo che ci ricorda che sotto uno spesso strato di asphalto batte ancora un cuore grande
    avrei alcuni commenti specifici che rimando a momenti migliori
  • rodolfo::1750471
    rimando a momenti migliori


  • psycho, quando è successo?
  • vision-x
    vision-x bullshit designer!
    sono tornato per moduppare questo thread
  • hai fatto bene (senza ironia)
  • vincibile
    modificato 8 settembre 2016
    Non mi ero accorto di questo sblendido 3d, brauo brauo gonzo!
    En honneur de la Rive Gauche (R.I.P.), nei rutilanti '70 il famigerato ILGWU bandì un concorso per la selezione di una canzonetta pubblicitaria allo scopo di promuovere l'acquisto di capi di vestiario confezionati dagli iscritti al sindacato (prodotti riconoscibili da un'etichetta, la union label, appositamente cucita all'interno dell'indumento). Si aggiudicò la vittoria il titolo più didascalico, Look for the Union Label, testo di Paula Green (una pioniera del copywriting) e musica di Malcolm Dodds (un negro):

    Look for the union label
    When you are buying a coat, dress, or blouse,
    Remember somewhere our union's sewing,
    Our wages going to feed the kids and run the house,
    We work hard, but who's complaining?
    Thanks to the ILG, we're paying our way,
    So always look for the union label,
    It says we're able to make it in the USA!

    L'inno imperversò sulle tv usa per circa un decennio, fino agli inizi degli '80, meritandosi qualche parodia (ripresa molto tempo dopo anche in una puntata di South Park).

    Il brano originale di Dodds, per banjo e dulcimer degli Appalachi, ricalcava le stile delle canzoni di lavoro dei negri. Per gli spot televisivi vennero approntate strumentazioni pop-sinfoniche e la melodia pentatonica fu trasposta in una waspissima scala diatonica e dotata di solennità da inno della Civil War. La modulazione ascendente in coda e l'acuto hollywoodiano dell'accordo finale denunziano le grandi speranze (oggi sappiamo quanto ingenue) riposte in una crescita infinita della ricchezza & della feliciuità.