Sabaudismo Senza Limitismo

f205v
f205v Il Signore della Merda
Rod carissimo,
da quando è in pensione, un mio cugino pinerolese si diletta di travasare in forma elettronica tutti i vecchi quaderni, scritti, appunti, diari che nei secoli si sono accumulati nelle librerie di famiglia. Poi me le passa affinché io faccia un poco di proof-reading. Si tratta al 55% 99% di roba priva di qualsiai interesse anche per noi membri della famglia, ma ogni tanto salta fuori qualche perla.
Questa qui sotto, in particolare, son sicuro susciterà il tuo interesse. Per dare un minimo di contesto, lo scritto è di un mio pro-zio, vergato nel 1959, e riporta racconti tramandati all'interno della famiglia da almeno 3 generazioni. I protagonisti: Jean-Mathieu Turin e Margherita Boer sono dei miei bis-bis-bis-nonni. Una roba tipo soffitta di Pippo.

--quote--
Di questo racconto esiste un'altra stesura scritta in epoca più recente e intitolata: "Viva il Re" preceduta da questa premessa: memoria avuta da mia madre che l'aveva ascoltata dalla viva voce di sua nonna Margherita Boer; succeduto verso il 1864 in Torino.

E Matteo gridò
(appunti del giugno 1959)

Penso che debba essere successo in occasione del trasferimento della capitale da Torino a Firenze. I torinesi in quei mesi tenevano il broncio al loro re Vittorio penso più che altro per una questione di onore che per altro. Credo che non pensassero ad una perdita di vantaggi derivanti dal perdere la prerogativa di capitale del regno. Immaginiamoci poi se la bisnonna che aveva avuto nove figli e che tutto quanto conosceva dell'Italia era ridotto a Torino, Via Dora Grossa, Via Passalacqua, piazza San Carlo, e piazza Castello, e le valli del Pellice e viciniore, poteva arrivare a tanto! Poi le donne in casa del bisnonno era meglio non leggessero le gazzette italiane anche perché certi termini, abituate al francese a scuola, in casa, in chiesa, riuscivano loro astrusi ed equivoci.
Quindi per Margherita Boer in Turin il broncio dei torinesi verso "son Roy" come lo chiamava quasi fosse una reliquia sua personale o al massimo patrimonio della famiglia, era ingiusto assolutamente. Turin (come ella chiamava unicamente suo marito) era invece di parere contrario e militava nel campo dei brontoloni, quindi per lui era giustificato il risentimento dei torinesi verso il sovrano. E si arrivò al momento in cui l'uscita della carrozza sovrana non provocò più le espressioni di giubilo del popolo torinese verso il baffuto e amato sovrano.
E così quando Vittorio Emanuele II, quella sera seduto in carrozza, imboccò la attuale piazza Vittorio Veneto, si accorse dal silenzio stagnante sulla piazza che l'umore dei suoi sudditi stava scendendo ancora.
Nel silenzio della piazza si sentivano solo gli zoccoli dei regi cavalli e lo stridere delle ruote della carrozza. Doveva essere un silenzio come quelli che riportano i libri di storia quando vogliono far capire ai ragazzi che alla riga di sotto o alla pagina seguente del testo si potrà leggere il grido fatidico che porterà i popoli alla riscossa o cambierà il corso del mondo.
Un simile affronto a son Roy Margherita Boer non l'aveva mai visto. Prese il braccio del consorte e cominciò a stringerlo in una maniera fortissima se è vero che Jean Mathieu Turin si volse di scatto verso la consorte boffonchiando tra il barbone garibaldino un: "Sacristia!" espressione che in bocca sua rappresentava il colmo della sopportazione.
E Margherita gli sibilò all'orecchio piena d'odio: "Turin crie vive le Roy". Ma il bisnonno resisteva. Un suo tris- tris- tris avolo era salito sul rogo pochi metri più in su in piazza Castello per non abiurare la fede degli avi. Immaginiamoci! Ma Margherita tenne duro: "Se non gridi tu grido io". E allora no! Davanti ad una simile minaccia non fu più possibile resistere. Un marito che nel 1860 lasciava prendere l'iniziativa alla moglie...
E Jean Mathieu abiurò la sua fede e togliendosi il cilindro uscendo dai portici gridò con quanto fiato aveva in corpo: "Viva il Re".
E tutta piazza Vittorio in un attimo fu un solo grido e un agitarsi di cappelli e cilindri. I cavalli regi si misero al passo e il viso del padre della Patria apparve ai finestrini ringraziando con cordiali sorrisi il cortese popolo subalpino plaudente.
--unquote--
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Commenti

  • MaxDanno
    MaxDanno il palo della banda dell'ortica
    f205v::1774186
    E Jean Mathieu abiurò la sua fede e togliendosi il cilindro uscendo dai portici gridò con quanto fiato aveva in corpo: "Viva il Re".

    torinesi falsi e cortesi.
    ma davvero tenete cose simili in casa?
  • scotto

    il racconto è simpatico ma non sembra di un dilettante
  • IL Tubone
    IL Tubone un solido problematico
    modificato 3 aprile 2018

    La Guerra dei Tubboni

    Nella soffitta della casa dei miei nonni una volta trovai un quaderno a costola rigida con un centinaio di paginette vergate a mano da parte di una delle sorelle di mio nonno. La mia famiglia risiedeva e risiede tuttora in gran parte a Fucecchio, nel valdarno.
    Era il diario (invero piuttosto sgrammaticato e dall'andamento faticoso giacchè l'autrice non aveva terminato le scuole elementari) degli accadimenti della famiglia nell'agosto del '44. Era stato sicuramente ricopiato in bella copia un po' di tempo dopo gli avvenimenti che raccontava. Era molto interessante. La zona era stata teatro di svariati episodi terribili perpetrati dai fottuti crucchi della 26a Panzerdivision, culminati nella strage del padule di Fucecchio nella quale furono ammazzati circa 180 partigiani (civili rastrellati nella zona che non se l'erano sentita di sloggiare). I miei avi erano sfollati lento pede in direzione delle colline pistoiesi trascinando seco la figliolanza tra cui mia madre che all'epoca era duenne. Mio nonno era stato "assunto" dall'amministrazione l'anno precedente e spedito in germania a scavare fossi.
    Erano parecchi e si spostavano a piedi, per lo più cagandosi sotto e sbagliando direzione, perchè i tedeschi si stavano ritirando verso la linea gotica che passava giusto per pistoia. Quasi tutti erano noti con curiosi sopranomi, una tradizione popolare molto in voga in toscana ma credo anche in altre regioni, per cui oggi sarebbe molto difficile risalire al vero nome di Pallino, Puppedoro, Cencio, Maghina, il Mutanda, Chiocca ecc ecc.
    Alla fine ebbero culo e il fronte li otrepassò senza che si facesse male nessuno. La mia prozia dedicò svariate pagine all'incontro con truppe alleate (inglesi?).
    La breve epopea ricordava vagamente quanto raccontato nel film dei Taviani (La notte di San Lorenzo), ambientato a pochi km di distanza.
    Purtroppo l'inestimabile documento andò perduto alla morte di mio nonno, quando la soffitta fu svaligiata dai parenti ingordi (io ebbi un raro orologio da tasca).
  • comunque questa è una cosa che bisognerebbe fare, copiare la roba scritta da nonni ed altri vecchi parenti, o almeno fare scansioni di foto (le vecchie foto spesso dietro contengono del testo).
  • f205v
    f205v Il Signore della Merda
    maxdanno::1774188
    ma davvero tenete cose simili in casa?
    Nella famiglia di mia madre (tendenzialmente intellettuali che vivono a sbaffo dello stato e vanno in pensione a 45 anni) sì.

    scotto::1774191
    il racconto è simpatico ma non sembra di un dilettante
    Beh, questo mio prozio era persona di notevole ingegno e passione, ha sempre scritto un sacco tanto in rima quanto in prosa. Ci sono anche alcune sue poesie che non sfigurerebbero contro una tanto celebrata Alda Mer(d)ini, anche se quelle che preferisco io sono le poche che narrano in rima gli eventi familiari infilandosi nel solco di una tradizione millenaria di trovatori e cantastorie.

    scotto::1774200
    copiare la roba scritta da nonni ed altri vecchi parenti
    Sono d'accordo, ed infatti son felice che mio cugino ci si dedichi. Io vorrei anche fare l'albero genealogico della famiglia in formato elettronico, ma non conosco nulla dei software che girano per questo scopo, non ho voglia di mettermi ad imparare ad usarli, e soprattutto non sono in pensione e quindi non ho il tempo per farlo.
    Un altro dei miei cugini (questo in realtà è cugino primo di mia bisnonna, ma per uno strano gioco di figli avuti tardi in quel ramo della famiglia ha la stessa età dei miei genitori) ha da anni la passione di compilare l'albero genalogico della famiglia Geymonat (quella dello storico-filosofo, altro cugino della mia bis) e ad oggi ha catalogato oltre 10.000 Geymonat viventi (la maggior parte in centro-sud america) ed oltre 7.000 defunti.
  • scotto

    la mia in effetti era una critica. personalmente avrei preferito il racconto di una persona semi illetterata invece che di uno palesemente abituato a scrivere a quindi in sostanza corrotto.
  • bellissimo post, grazie effe, ai miei occhi quasi ti affranchi dall'empietà insubre che ti ha traviato. storiella divertente, rimaneggiata probabilmente in più stadi. siccome mi piacciono i testi ricevuti mi interessa questo processo, alla cui origine c'è spesso un episodio reale, prosaico, che però diventa mitico quasi subito in una forma privata e fondata su un codice ristretto. in questa forma può essere tramandata per lungo tempo, tuttavia quando il codice perde attualità (per esempio non sono più viventi gli originali estensori) il testo viene nuovamente adattato per un uditorio più ampio, con una maggiore enfasi su dettagli eccezionali. e poi ci sono altre fasi in cui la narrazione finisce per includere ammaestramenti più metastorici, col rischio però di appiattirsi su temi folkloristici classici.
    f205v::1774186
    Un suo tris- tris- tris avolo era salito sul rogo pochi metri più in su in piazza Castello per non abiurare la fede degli avi.
    conosco l'ultimo discendente di una schiatta che purtroppo si fece per generazioni istrumento di repressione dei tuoi avi per conto della casa sabauda. famiglia talmente famosa in quella veste che preferisco non citare, anche se come forse sai, con lo statuto, hanno pagato l'amaro prezzo della vendetta in una sorta di scambio di favori tra il re e i barba.
    comunque pure io ho parecchie scartoffie dal lato paterno, in tutt'altra zona del piemonte, ma soprattutto una folta tradizione orale che purtroppo dovrò registrare io, anche se gli episodi mi sono stati raccontati più volte e potrei già oggi farne una piccola raccolta. molti novecenteschi, alcuni ottocenteschi e un paio ampiamente pre unitari.
  • la cosa di "sacristia!" urlato come imprecazione mi ha dato un flash di memoria. non sono sicuro, ma credo che anche una delle mie nonne, quando davvero superava l'ultima soglia di sopportazione, proferisse questa empietà.
  • f205v
    f205v Il Signore della Merda
    Rod, te ne dedico un'altra.
    L'episodio risale ad almeno trent'anni prima di quello precedente, e Margherita Boer in Turin è solo una bambina in viaggio con i suoi nonni.
    Vergato sempre dal mio prozio nel '59 non è deamicisiano come quello sopra, ma apre un bello spaccato su come si viveva da quelle parti 2 secoli fa.

    --quote--
    Di questo racconto esiste un'altra stesura; riscritta di sicuro successivamente e in forma più concisa, inserita in una raccolta dedicata a Enrico e Marco e il cui titolo è:
    "Il Brigante" cui fa seguito: "Fatti raccontatimi da mia madre, epoca approssimativa 1835-1836"

    Non ne è rimasto il nome
    (appunti del giugno 1959)

    Chissà dove si trovavano "La Favorita", "La Cardonata"*, le cascine che il nonno di mia bisnonna** possedeva nella pianura. Forse basterebbe consultare una mappa del catasto per sapere dove si trovano. Mia madre ricorda che una era verso Airasca ed un'altra tra Pinerolo e Osasco. Nella grande cucina di una delle due case esisteva un camino e in questo camino una porta metallica segreta che comunicava con una stanza segreta. E questo eccitava la mia immaginazione di ragazzino. Avrei voluto che questa porta comunicasse con una stanza con dentro almeno uno scheletro. Invece niente. La bisnonna vi era penetrata più di una volta e ricordava che era solo piena di stracci e oggetti fuori uso. Sic transit gloria mundi. Una vera delusione, una possibile stanza di tortura degradata alla funzione di "debaras".
    E quando il vecchio avo partiva per ispezionare le cascine della pianura, prendeva la carrozza sua, perché era un benestante e scortato dal garzone salpava da Torre Pellice. A volte se la spedizione durava più giorni gli facevano compagnia la nipotina e la bisnonna tutta rivestita di seta pesante in un abito con una infinità di bottoni fino al collo, le calze fatte ai ferri e gli stivaletti più alti della caviglia: di quegli stivaletti che si abbottonano con un gancetto come quelli che anni fa circolavano ancora in casa nostra. Il garzone di scorta era simbolo di benessere ed eventuale difesa contro cattivi incontri perché a quei tempi la pianura era battuta dai briganti, nonostante la caccia che la fedelissima desse alle loro bande.
    E cammina cammina cammina un bel giorno la carrozza del signor Salomon arrivò al bivio di Osasco, carica del signor Salomon, consorte e nipotina e del loro trabante- scudiero-armigero-facchino. La giornata di settembre era afosa e il cavallo andava a rilento. Da una parte e dall'altra della strada, granoturco a perdita d'occhio, tagliato ogni tanto da filari di gelsi, perché allora il baco da seta costituiva ancora una fonte di guadagno.
    In mezzo alla strada stava un uomo, di cui negli anni si sono persi i tratti del viso il colore dei capelli il modo di vestire, perché da quel giorno di settembre è passato più di un secolo e forse in Piemonte regnava ancora Carlo Alberto*** che si chiamava ancora re di Cipro e Gerusalemme. Era rosso di capelli bruno biondo alto grasso? Su questi particolari vi è una lacuna nella storia della nostra famiglia. Al cenno di fermare il signor Salomon tirò le redini, del che il cavallo approfittò per prendere fiato e scuotersi le mosche. E l'uomo chiese al signor Salomon di poter fare un tratto di strada in carrozza. L'avo non si meravigliò affatto né di sentirsi chiamare per cognome (lo conoscevano tutti come l'erba betonica da quelle parti) né della richiesta. Era un tipo abbastanza democratico lui e favori non ne rifiutava. Poi in quell'epoca non c'era né volante né celere né auto né telefono e la gente era meglio tenersela amica tanto più che un fienile faceva presto a prendere fuoco per vendetta o una vigna ad essere messa a soqquadro da qualche spirito esacerbato dalla miseria e dall'ira.
    Il trabante scese da cassetta e si sistemò sul sediolino posteriore, per cedere il posto al nuovo arrivato che con un salto si sistemò sul sedile lasciato vuoto. Ancora un'oretta di cammino in mezzo ai campi, e poi l'ospite chiese di poter scendere. Si tolse il cappello e ringraziò, ma aggiunse ancora qualche cosa che mia bisnonna ricordava sempre: "e se avete bisogno di qualche cosa ricordatevi che io sono...."**** e pronunciò il suo cognome.
    Anche questo si è perso negli anni e forse oggi non direbbe più nulla. Ma allora nel Pinerolese a sentirlo nominare si tremava specialmente se era notte e i cani delle cascine isolate si mettevano ad abbaiare furiosamente, perché con X e la sua masnada di briganti non si scherzava. Ammazzavano per un nonnulla.
    Ormai con un salto era sparito in mezzo alla meliga folta. Si videro ondeggiare le piante per un tratto poi tutto restò immobile sotto l'afa di quel mese di settembre, come se lo stupire provocato da quel nome avesse cristallizzato le persone e le cose per un lungo tratto di campagna.
    Mia bisnonna rivide X in un'altra occasione una mattina di alcuni anni dopo nella piazza di Pinerolo. Era incatenato con altri uomini tra i carabinieri sulla carretta che li portava al capestro. E passandole vicino mia bisnonna ebbe l'impressione che egli avesse abbassato lo sguardo come se si vergognasse avendola riconosciuta di farsi vedere così legato.

    note di E.G.
    * entrambe le cascine esistono tuttora: "La Favorita" a Osasco nei pressi dell’Ist. Agrario, "La Cardonata" nella zona di Ponte Chisone di Pinerolo.
    ** Marguerite Boer in Turin moglie di Jean Mathieu Turin
    *** sicuramente regnava Carlo Alberto se come in un'altra stesura del medesimo fatto questo viene fatto risalire agli anni '30 del XIX secolo.
    **** queste parole, cosa più verosimile, mio padre me le diceva in dialetto: "grassie monsu Salomon e ch'as ricorda ch'sa l'aveisa damanca d'quai cosa mi sun ...."
    --unquote--
  • ma quindi anche i piemontesi pre-unitari avevano i briganti mafiosi?
  • f205v::1774221
    rnMia bisnonna rivide X in un'altra occasione una mattina di alcuni anni dopo nella piazza di Pinerolo. Era incatenato con altri uomini tra i carabinieri sulla carretta che li portava al capestro. E passandole vicino mia bisnonna ebbe l'impressione che egli avesse abbassato lo sguardo come se si vergognasse avendola riconosciuta di farsi vedere così legato.
    bel finale, mi piacque
  • f205v
    f205v Il Signore della Merda
    psycho::1774224
    ma quindi anche i piemontesi pre-unitari avevano i briganti mafiosi?
    briganti sì, mafiosi no.
  • f205v::1774227
    mafiosi no.


    f205v::1774221
    "e se avete bisogno di qualche cosa ricordatevi che io sono...."**** e pronunciò il suo cognome.

    Anche questo si è perso negli anni e forse oggi non direbbe più nulla. Ma allora nel Pinerolese a sentirlo nominare si tremava specialmente se era notte e i cani delle cascine isolate si mettevano ad abbaiare furiosamente, perché con X e la sua masnada di briganti non si scherzava.
  • MaxDanno
    MaxDanno il palo della banda dell'ortica
    ah, credevo perché
    f205v::1774221
    in quell'epoca non c'era né volante né celere né auto né telefono e la gente era meglio tenersela amica tanto più che un fienile faceva presto a prendere fuoco per vendetta o una vigna ad essere messa a soqquadro da qualche spirito esacerbato dalla miseria e dall'ira.
  • f205v
    f205v Il Signore della Merda
    manca la componente di familismo per poterla definire "mafia" ed infatti è stata sradicata
  • Rodolfo
    modificato 4 aprile 2018
    altamente romanzato, però bello spaccatino d'epoca. anche qui l'episodio potrebbe essere un quasi niente. che il passeggiere fosse un brigante è indimostrabile e il secondo incontro può essere frutto di confusione o pia chiosa moralistica (aggiunta).
    f205v::1774221
    si chiamava ancora re di Cipro e Gerusalemme.
    beh essendo noti crociati (che alle crociate debbono un po' tutto) se ne fregiano ancora oggi, anche quando vendono pasta surgelata a palo alto.
  • gonzokampf
    modificato 4 aprile 2018
    f205v::1774221
    signor Salomon

    Ma quindi f205v è 3br30? Bell'aneddoto comunque, mi è piaciuto più del primo.

    Durante il Santo Natale ho ritrovato un'agenda del padre di mio nonno, vedovo a g3n0v4. Costui annotava meticolosamente:
    - gli esborsi quotidiani. sebbene l'avo avesse in effetti fama di essere un tirchio matricolato, la spesa alimentare era gestita dalla fantesca, e si sa che la fiducia va lasciata ai fanciulli o agli allocchi. In un primo momento compaiono parecchie elargizioni a favore dei parenti più giovani, incluso mio nonno, di cui però non sono riuscito a quantificare l'ammontare secondo gli standard odierni. Pare che l'estensore acquistasse parecchi dischi e altre quisquilie per corrispondenza, chissà cosa avrebbe pensato di amazon;
    - i pasti, nel senso che non riportava la lista delle pietanze, ma chi era venuto a cena e chi aveva cucinato, di solito la cameriera o gli ospiti;
    - le visite, ripartite tra pomeridiane, serali (cena) e pernotti. Particolarmente interessante, sotto questo punto di vista, è la figura di una certa c1nz14, apparentemente fuori dai quadranti familiari. Costei si fermava spesso e volentieri a cena, se non anche a dormire, ed era una voce abbastanza costante sotto il profilo dei lasciti monetari.
    Mio zio ha sostenuto senza troppa convinzione che si trattasse di una ex donna di servizio e nulla più, ma il quadro si complica quando a un certo punto c1nz14 inizia a essere accompagnata nelle sue visite dalla di lei figlioletta.

    Le entries del diario prendono quindi a diradarsi, del resto il mio bisnonno era già abbastanza anziano all'epoca. Nelle ultime pagine, c1nz14 compare più spesso come beneficiaria che come ospite di casa, mentre vengono riportati ulteriori lasciti a favore di soggetti maschili che nessuno è mai riuscito a rintracciare.
  • gonzokampf::1774236
    Ma quindi f205v è 3br30?
    mannò, lo sai che molti protestati (sic) portano nomi anticotestamentary. tipo zebedia, salomone, gionatano.
  • gonzokampf::1774236
    Costei si fermava spesso e volentieri a cena
    vi sono ottime ragioni per ritenere che la donna, in cambio della munificenza del tuo avo, dispensasse legittime prestazioni di carattere affettivo.
  • IL Tubone
    IL Tubone un solido problematico
    gonzokampf::1774236
    il quadro si complica quando a un certo punto c1nz14 inizia a essere accompagnata nelle sue visite dalla di lei figlioletta.


    ops.
  • comunque la teoria della donna di servizio e della mogliera morganatica, vi ricordo, non sono mai mutualmente esclusive
  • f205v
    f205v Il Signore della Merda
    rodolfo::1774238

    gonzokampf::1774236

    Ma quindi f205v è 3br30?
    mannò, lo sai che molti protestati (sic) portano nomi anticotestamentary. tipo zebedia, salomone, gionatano.
    Esatto.

    gonzokampf::1774236
    c1nz14
    ma grande il nonnetto! oggi purtroppo certe apprerzzabili tradizioni maschili sono quasi completamente perse.
  • gonzokampf::1774236
    Costui annotava meticolosamente:

    - gli esborsi quotidiani.
    gonzokampf::1774236
    Ma quindi gonzokampf è 3br30?


    (in realtà un bisnonno conta solo per 1/8 del sangue, quindi se è l'unica macchia nel pedigree va ancora bene per la classificazione in uso nel III reich e non qualifica purtroppo per l'aliya, in quanto entrambi mettono la soglia a 1/4.)
  • per gli ebrei conta la linea femminile, se ben ricordo.
  • ma quella davanti o quella di dietro?
  • in termini religiosi si, conta la madre.
    ma per la legge nazista era ebreo chi aveva un quarto di sangue ebraico, e per conseguenza i fondatori di Israele decisero che lo stesso criterio qualifica per la cittadinanza israeliana.
  • ahahaha poveri stronzi
  • psycho::1774257

    gonzokampf::1774236

    Costui annotava meticolosamente:


    - gli esborsi quotidiani.
    gonzokampf::1774236

    Ma quindi gonzokampf è 3br30?

    In realtà l'attenzione del mio bisnonno per il denaro è comprensibile, in quanto aveva vissuto il declassamento da piccola nobiltà di provincia a media-borghesia urbana, ossia lo status che in quegli anni potevano vantare anche torme di boscimani graziati dal boom economico.
    E comunque più che di autentica pitoccheria - come ho detto spendeva spesso e volentieri in beni voluttuari pur di modesto valore - si trattava probabilmente di voglia di rompere i coglioni al prossimo.
  • portava il tuo stesso cognomen? (Cazzulani dei Sign0ri di Gi0vinazz0)
  • rodolfo::1774282
    portava il tuo stesso cognomen?
    Era il ramo materno, quindi verc3llese, che aveva unito il doppio nome sin dall'inizio del XIX secolo.