Di zaini e catastrofi
Negli ultimi anni è emerso un fenomeno di scottante attualità: lo zaino ha abbondantemente surclassato la messenger bag o tracolla, uno dei pochi classici già individuabili dei '00. Urge quindi un'analisi degli avvenimenti, da cui ricaveremo affermazioni apodittiche.
Le innumere borse cinghiate possono suddividersi in tre ampie macro-aree, che pur presentano confini mutevoli e zone di intersecazione. Procederemo conformandoci allo spirito classificatorio dei Padri positivisti, che nel bel tempo che fu annotavano e compendiavano le ricchezze dell'Africa Negra, occasionalmente strusciando le cappelle rugose sulla fronte riccioluta di qualche ascaro.
1. Il Fighetto
È lampante l'esigenza del Fighetto, ossia riscattarsi dall'orrido (per lui) invicta anni '90 dalle colorazioni fluo verde/arancio/viola per garantirsi una legittimazione in contesti più formali, mercé anche l'utilizzo di materiali preziosi o presunti tali.
Lo zaino fighetto ostenta la sua parentela con la cartella tradizionale, richiamata dalle quattro cinghie parallele; al riguardo non sembra inopportuno ricordare la teoria che ravvisa la genesi stessa dell'accessorio in una combinazione di una più semplice borsa (addirittura un sacco) con una cinghia o un doppio passante. Sullo sfondo dell'idea stessa del Fighetto si ravvisa quasi sempre una consapevolezza auto-ironica del retaggio scolastico che inevitabilmente lo zaino richiama: ecco quindi la borsa frontale che si estroflette fino a ricordare l'astuccio utilizzato dagli studenti più giovani.
La natura compromissoria (casual vs formale) dell'operazione non deve dare adito a facili condanne: anche il fighetto deve essere accolto nell'ampia famiglia degli zaini, in virtù del suo ruolo di apri-pista della borsa dorsale anche in ambienti che in un primo momento le erano preclusi.
2. L'Esistenzialista aka il neo-proletario
È lo zaino che il buon Raskolnikov sfoggiava per le strade di S. Pietroburgo, magari proprio per far visita alle sorelle Tsvetaeva.
Venuti meno tutti gli orpelli del Fighetto, alla base dell'Esistenzialista sussiste un compromesso tra capienza e costo. L'apertura frontale si introflette fin quasi a scomparire (può ricordare alcune vagine di nostra conoscenza? parliamone), e l'apertura principale a zip si sforza di seguire il contorno del contenitore principale, per permettere l'ingresso di fardelli ingombranti e amorfi - come la consapevolezza dell'inutilità dell'Essere, per intenderci.
Nella dialettica forma-contenuto, l'Esistenzialisa/neo-proletario si schiera decisamente a favore del secondo, tanto che lo zaino di sua scelta richiama inevitabilmente la corba o bricolla medievale, proficuamente utilizzata da chi aveva il privilegio di servire la gleba. Ma attenzione! Il minimalismo non rappresenta solo una necessità, ma anche una scelta di vita, ostile a una moltiplicazione degli enti e orientata verso un panorama di quiete monastica.
3. Lo Sportivo
La contrapposizione tra apparenza formale e sostanza tecnica, ricomposta dal Fighetto in termini compromissori, viene invece condotta alle sue estreme conseguenze dallo Sportivo. I materiali sono robusti, spesse volte rinforzati per garantire l'impermeabilità, e i volumi della sacca sono studiati per concentrare il peso nella zona lombare, senza gravare sulle spalle. Ci si rifà alla genesi dello zaino quale accessorio prettamente militare, eventualmente riproposto in incarnazioni meno drammatiche, quali scautismo e campeggio o attività professionali specifiche. Di gran lunga l'esemplare più costoso tra quelli fin ora presi in considerazione, il Suv degli zaini presenta indubbie comodità di utilizzo, garantite ad es. dagli innumerevoli scomparti, sebbene molti accessori, quali la reticella per la borraccia, rivestano funzioni di carattere ormai meramente vestigiale. Lo Sportivo, come e più dei tipi precedenti, ci ricorda che lo stato di natura è sempre dietro l'angolo, similmente alla foresta che avanza davanti al castello di Macbeth.
Azzardata così una tassonomia di quelli che i giovini delle Amerighe amano chiamare "Back-packs" (trad. "borsa-schiena"), e interrogandoci su quali trionfi di tela mista a poliestere adornino i dorsi gibbuti dell'asphaltita, bisogna ora tracciare una fenomologia del preponderante ritorno dello zaino nel quotidiano della vita urbana. Fungerà da modello per questa seconda parte l'impostazione truffaldina del divulgatore accademico, che infiocina democratiche studentesse sulle poltrone del suo lussurioso appartamento con vista sulla Tour Eiffelle.
Pur nelle diverse sfaccettature che abbiamo poc'anzi ripercorso, unico è il crisma caratterizzante dello zaino: l'autosufficienza. A differenza della ventiquattr'ore, della giberna, della caccavella, il nostro accessorio ricomprende in sé tutto quello di cui c'è bisogno. Ci lascia le mani libere, non ci intralcia nella fuga rovinosa, non può impigliarsi in ostacoli e lacciuoli. Nello zaino troverò tutto quello che mi può servire; tutto quello che lascio fuori rappresenta il superfluo da abbandonare.
Lo zaino è l'accessorio che indosseremo davanti all'Apocalisse. Ben conosciamo le fissazioni dei survivalist e dei prepper, ma intendiamoci: tali innocui mattoidi estremizzano un sentimento fin'ora inconscio nei più, quello dell'esigenza di mantenere il più possibile il controllo delle cose a fronte di un destino che assume tinte diafane, bluastre, in una prospettiva escatologica dove la paura si fonde con un desiderio ancora più oscuro.
Le innumere borse cinghiate possono suddividersi in tre ampie macro-aree, che pur presentano confini mutevoli e zone di intersecazione. Procederemo conformandoci allo spirito classificatorio dei Padri positivisti, che nel bel tempo che fu annotavano e compendiavano le ricchezze dell'Africa Negra, occasionalmente strusciando le cappelle rugose sulla fronte riccioluta di qualche ascaro.
1. Il Fighetto
È lampante l'esigenza del Fighetto, ossia riscattarsi dall'orrido (per lui) invicta anni '90 dalle colorazioni fluo verde/arancio/viola per garantirsi una legittimazione in contesti più formali, mercé anche l'utilizzo di materiali preziosi o presunti tali.
Lo zaino fighetto ostenta la sua parentela con la cartella tradizionale, richiamata dalle quattro cinghie parallele; al riguardo non sembra inopportuno ricordare la teoria che ravvisa la genesi stessa dell'accessorio in una combinazione di una più semplice borsa (addirittura un sacco) con una cinghia o un doppio passante. Sullo sfondo dell'idea stessa del Fighetto si ravvisa quasi sempre una consapevolezza auto-ironica del retaggio scolastico che inevitabilmente lo zaino richiama: ecco quindi la borsa frontale che si estroflette fino a ricordare l'astuccio utilizzato dagli studenti più giovani.
La natura compromissoria (casual vs formale) dell'operazione non deve dare adito a facili condanne: anche il fighetto deve essere accolto nell'ampia famiglia degli zaini, in virtù del suo ruolo di apri-pista della borsa dorsale anche in ambienti che in un primo momento le erano preclusi.
2. L'Esistenzialista aka il neo-proletario
È lo zaino che il buon Raskolnikov sfoggiava per le strade di S. Pietroburgo, magari proprio per far visita alle sorelle Tsvetaeva.
Venuti meno tutti gli orpelli del Fighetto, alla base dell'Esistenzialista sussiste un compromesso tra capienza e costo. L'apertura frontale si introflette fin quasi a scomparire (può ricordare alcune vagine di nostra conoscenza? parliamone), e l'apertura principale a zip si sforza di seguire il contorno del contenitore principale, per permettere l'ingresso di fardelli ingombranti e amorfi - come la consapevolezza dell'inutilità dell'Essere, per intenderci.
Nella dialettica forma-contenuto, l'Esistenzialisa/neo-proletario si schiera decisamente a favore del secondo, tanto che lo zaino di sua scelta richiama inevitabilmente la corba o bricolla medievale, proficuamente utilizzata da chi aveva il privilegio di servire la gleba. Ma attenzione! Il minimalismo non rappresenta solo una necessità, ma anche una scelta di vita, ostile a una moltiplicazione degli enti e orientata verso un panorama di quiete monastica.
3. Lo Sportivo
La contrapposizione tra apparenza formale e sostanza tecnica, ricomposta dal Fighetto in termini compromissori, viene invece condotta alle sue estreme conseguenze dallo Sportivo. I materiali sono robusti, spesse volte rinforzati per garantire l'impermeabilità, e i volumi della sacca sono studiati per concentrare il peso nella zona lombare, senza gravare sulle spalle. Ci si rifà alla genesi dello zaino quale accessorio prettamente militare, eventualmente riproposto in incarnazioni meno drammatiche, quali scautismo e campeggio o attività professionali specifiche. Di gran lunga l'esemplare più costoso tra quelli fin ora presi in considerazione, il Suv degli zaini presenta indubbie comodità di utilizzo, garantite ad es. dagli innumerevoli scomparti, sebbene molti accessori, quali la reticella per la borraccia, rivestano funzioni di carattere ormai meramente vestigiale. Lo Sportivo, come e più dei tipi precedenti, ci ricorda che lo stato di natura è sempre dietro l'angolo, similmente alla foresta che avanza davanti al castello di Macbeth.
Azzardata così una tassonomia di quelli che i giovini delle Amerighe amano chiamare "Back-packs" (trad. "borsa-schiena"), e interrogandoci su quali trionfi di tela mista a poliestere adornino i dorsi gibbuti dell'asphaltita, bisogna ora tracciare una fenomologia del preponderante ritorno dello zaino nel quotidiano della vita urbana. Fungerà da modello per questa seconda parte l'impostazione truffaldina del divulgatore accademico, che infiocina democratiche studentesse sulle poltrone del suo lussurioso appartamento con vista sulla Tour Eiffelle.
Pur nelle diverse sfaccettature che abbiamo poc'anzi ripercorso, unico è il crisma caratterizzante dello zaino: l'autosufficienza. A differenza della ventiquattr'ore, della giberna, della caccavella, il nostro accessorio ricomprende in sé tutto quello di cui c'è bisogno. Ci lascia le mani libere, non ci intralcia nella fuga rovinosa, non può impigliarsi in ostacoli e lacciuoli. Nello zaino troverò tutto quello che mi può servire; tutto quello che lascio fuori rappresenta il superfluo da abbandonare.
Lo zaino è l'accessorio che indosseremo davanti all'Apocalisse. Ben conosciamo le fissazioni dei survivalist e dei prepper, ma intendiamoci: tali innocui mattoidi estremizzano un sentimento fin'ora inconscio nei più, quello dell'esigenza di mantenere il più possibile il controllo delle cose a fronte di un destino che assume tinte diafane, bluastre, in una prospettiva escatologica dove la paura si fonde con un desiderio ancora più oscuro.
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Commenti
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gonzokampf::1757188
che in questo contesto è a parer mio figlia (non riconosciuta) di un principio piú generale, caduto nell'oblìo dopo alcune rocambolesce vicende del passato ma che andrebbe finalmente sdoganato: l'autarchia!
il crisma caratterizzante dello zaino: l'autosufficienza
PS: la tassonomia che proponi, che approvo, prescinde da considerazioni mondane relative all'accostamento con gli abiti. Mi corre l'obbligo di affermare non senza sicumera che qualunque abbinamento che unisca lo zaino ad un qualcosa che non sia almeno casual genera invariabilmente* un nubifragio di cagotto fumante fin dentro i calzini. Li vedo andare al lavoro con lo spezzato, o addirittura il completo, e lo zaino in spalla: benché legittimo, deve essere detto senza esitazione che tutto ciò fa cacare.
*Faccio salva solo la giacca a coste di fustagno in caso di escursioni alpine / rievocazioni storiche -
Mi complimento con il nostro arbitro d'eleganze per aver individuato in sole tre categorie, chiare bastevoli esaurienti, e non aver ceduto al vizio nerdosoi e frou frou del proliferare di sottospecie di infinitesima differenzazione.
Quanto ai miei zaini, ne ebbi giusto tre, ogno per ogni ciclo scolastico: alle elementari un'imitazione dell'Invicta, si chiamava Tuareg, probabilmente (e coerentemente) fu acquistato in qualche bancarella dei marrucchini; alle medie un'Invicta originale, di formato medio in variazioni d'azzurro e blé di fantasie astratte, un po' mimetica e un po' Van Gogh, ma nel complesso abbastanza regolari, diciamo la trama di una scacchiera dissolta; alle superiori mi affidai a un marchio di centro destra berlusconiana e plebea, per motivi oscuri (Mediaset?) in classe mia avevano tutti scelto lo stesso marchio: Seven. Lo acquistai in un negozio che vendeva cancelleria, computers, mobili da ufficio e in alto, ben impolverati, una trentina di codesti Seven forse non proprio dell'ultimissimo design. Era, anzi è tuttora, uno scatolone color antracite, nero, grigio con alcuni ricami aranciò a tema computers (consistente nel disegno di una grigia tastiera per pc resa con imitazione di serigrafia, tetra pop art) e c'era anche una tasca apposita porta CD, troppo piccola per contenere anche la custodia e troppo esposta ad ammaccature e deformazioni e che perciò non ho mai utilizzato in tal senso. In allegato v'era in effetti un CD-Rom con un videogioco cyberpunk punta e clicca commissionato appositamente, senza cgi e fatto con filmati sgranati di attori very (era ancora di là da venire il regime di terrore dell'obsolescenza umana) e platealmente ispirato alle atmosfere di Nirvana di G. Salvatores ma senza oriente. Sembrava che l'avessero girato in un centro sociale dismesso da alcuni secoli. Più che per l'inutile giochino, comprai quello zaino - oltre che per la severità opprimente delle tinte - perché era gommato e impermeabile.
Poi sono passato alle borse porta notebook con vani, tasche e anfratti varii. -
nei tristi costumi che distinguono questo tempo, noto in particolare quella declinazione della prima categoria che esibisce la discussa chiusura ad arrotolamento. per disarmonia e disfunzionalità questa soluzione è pari solo a un inutile prepuzio ipertrofico, e con ciò subito assunta a distintivo dalle tribù hipster metrosex.
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scotto
i primi anni delle superiori ebbi una discussione con mio padre su questa cosa dello zaino. lui aveva trovato la sua vecchia tracolla, che era verde e nello stile faceva pensare ai ragazzi della via pal, mentre io vittima della pubblicità e della pressione sociale volevo l'invicta come tutti. alla fine me lo comprò, non ricordo se lo scelsi rosa fluo o verde vomito, o un misto dei due, comunque una cosa assolutamente inadatta, e lui ci tenne a farmi notare la contraddizione tra le mie pose di piccolo comunista e libero pensatore e lo zaino di massa espressione del più rozzo consumismo. anni dopo, notai scandalizzato che la tracolla verde militare della via pal era tornata di moda, tutti i piccoli comunisti filo palestinesi della mia scuola l'avevano e sostenevano orgogliosamente che era vecchia (mentre spesso non lo era), mentre io avevo un invicta color viscere che nemmeno un ricchione ritardato. non per l'ultima volta, in cuor mio dovetti dare ragione a mio padre, ma pensai anche che se l'avessi portata io, quella tracolla, non sarebbe tornata mai di moda. -
La Ricchioneria scorre potentissima in questo thread
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dopo aver comprato questo la mia vita e' migliore
robusto, impermeabile, si apre totalmente permettendo di sistremare le cose con razionalita' come in una valigia e non di doverle cacciare dentro tipo tetris.
se ci metti un portataile e stringi le chinghiette resta sottilissimo se ti serve spazio diventa quasi 40 litri.
costa sotto i 40 euro su amazon -
mi sono riconosciuto, nei termini inadeguati di oggidì, antesignano e precursore di ciò che si dice il normcore. nel mio entourage c'era una sola persona che consideravo superiore in questa vera e propria forma di autodisciplina, tuttavia da quando è padre ha introdotto elementi più pratici e nazional-popolari nel suo vestiario, cedendomi la palma. in passato acquistavo ogni morte di papa accessori sobri ma blasonati, alcuni dei quali utilizzo tutt'oggi (i motivi sono: robustezza e maggiore potere di mimesi borghese, necessità che non vi sto a spiegare). anche se oggi uso spesso la borsa notebook, mi piace andare in giro anche con lo zaino - ultimo di una lunga serie ma che ormai avrà 15 anni. è un eastpack con design originale oggi introvabile, senza tasselli del cazzo o culo rinforzato. colore: maròn.
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CR 13::1757213
agevoleresti la marca o un link?
https://www.amazon.it/Mil-Tec-Zaino-Militare-Tattico-Assault/dp/B00VS11DX8 -
gonzokampf::1757188
che, ti ricordo, è in realtà prodoto degli anno '80 e non dei '90.
invicta anni '90 dalle colorazioni fluo verde/arancio/viola
Lasci fuori dalla tua tassonomia quella che 20anni fa era solo una nicchia, ma oggi domina incotrastata sulle schiene dei managers e delle manageresse di ogni agglomerato urbano:
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CR 13::1757213
mi lascia un pò perplesso su qualité e durabilité, da quanto ce l'hai? Tenchiu
E' davvero molto robusto.
lo ho da circa 9 mesi e l'unica pecca e' che una spallina ha smollato un paio di punti : colpa mia che lo ho caricato per 20 kili e lo ho tirato su di scatto per una sola spallina.
tuttavia il danno e' minimale e si e' fermato subito appena inizia il vero ancoraggio.Profumoso::1757214
https://www.amazon.it/Mil-Tec-Zaino-Militare-Tattico-Assault/dp/B00VS11DX8
Esatto, io ho il clone della bandit: e' uguale e costa uguale unica differenza e' che il miltech su un lato ha un taglietto apposito che fa da portaombrelli. il mio no e ne soffro di nascosto.
se vuoi prendere lo stesso zaino e pagarlo di piu' c'e' il clone fatto dalla eastpack
https://www.amazon.it/Eastpak-Cartella-08I-BLEND2-Nero/dp/B00TFW0RE8/ref=sr_1_9?ie=UTF8&qid=1487245708&sr=8-9&keywords=eastpak+35+litri
che secondo me e' molto meno robusto.
Ad ogni modo se che cerchi assault miltech su youtube trovi parecchie recensioni -
f205v::1757219
È un sottogenere del Fighetto, deprivato però dalle sue connotazioni ironiche. Dovrebbe risolvere il problema che giustamente solleva CR13
Lasci fuori dalla tua tassonomia quella che 20anni fa era solo una nicchia, ma oggi domina incotrastata sulle schiene dei managers e delle manageresse di ogni agglomerato urbano:CR 13::1757205
Mi rendo conto, e per quanto possibile cerco di evitare; in un primo momento avevo anche pensato di munirmi di un samsonite del tipo postato da f205v, ma la prova mi ha messo disagio, e inoltre la rigidità della struttura, che ricalca quella delle valigie, risulta scomoda.
Mi corre l'obbligo di affermare non senza sicumera che qualunque abbinamento che unisca lo zaino ad un qualcosa che non sia almeno casual genera invariabilmente* un nubifragio di cagotto fumante fin dentro i calzini. Li vedo andare al lavoro con lo spezzato, o addirittura il completo, e lo zaino in spalla: benché legittimo, deve essere detto senza esitazione che tutto ciò fa cacare.vincibile::1757206
Hanno costituito a parer mio la superfetazione stilistica degli Invicta fuori tempo massimo.
in classe mia avevano tutti scelto lo stesso marchio: Sevenglugluglu::1757207
Cristo, sembra una di quelle sacche parodontali che si formano in caso di piorrea.
noto in particolare quella declinazione della prima categoria che esibisce la discussa chiusura ad arrotolamentoscotto::1757208
Attenzione che le quotazioni dell'invicta superano di molto quelle della giberna comunista, quindi potresti aver visto giusto.
mentre io avevo un invicta color viscere che nemmeno un ricchione ritardato. non per l'ultima volta, in cuor mio dovetti dare ragione a mio padre, ma pensai anche che se l'avessi portata io, quella tracolla, non sarebbe tornata mai di moda.rodolfo::1757212
È la filosofia 'buy it for life'. Sullo sfondo, si ritrova sempre la medesima prefigurazione che qualcosa di sinistro stia per accadere, quindi meglio dotarsi di pochi ma fedelissimi accessori.
in passato acquistavo ogni morte di papa accessori sobri ma blasonati, alcuni dei quali utilizzo tutt'oggi (i motivi sono: robustezza e maggiore potere di mimesi borghese, necessità che non vi sto a spiegare)Franti::1757223
Trattasi di 3 day backpack, in quanto tipologia utilizzata per le missioni e i pattugliamenti che non sarebbero durati più di tre giorni. Ciò detto, tu lo usi in città? Con che cosa riempi i notevoli scomparti? -
COPA CABANA COPA CABANA
gonzokampf::1757225
verissimo
Hanno costituito a parer mio la superfetazione stilistica degli Invicta fuori tempo massimo.gonzokampf::1757225
un po' mi ci riconosco, anche se sono (quasi) sempre attento a non cadere nell'outdoor chic dichiarato, pur avendo alcuni capi palesemente memori della mia dura esistenza da montanaro (mangiare in rifugi a quota 600 slm) ma che non metto mai in coorddinato. sebbene con pioggia sia un po' costretto ad usare le mie calzature tecniche (in mancanza di stivaletti o galoscie urbane) ammetto che in genere l'uomo con scarpone a san salvario (pessimo se con barba lunga) mi fa cagare.
È la filosofia 'buy it for life'. Sullo sfondo, si ritrova sempre la medesima prefigurazione che qualcosa di sinistro stia per accadere, quindi meglio dotarsi di pochi ma fedelissimi accessori. -
Ad un certo punto mi sono convinto che the north face fosse un brand identitario per certa destra europea:
Sono un coglione, vero? voglio dire, OVVIAMENTE lo sono, chiedevo se nello specifico mi rende tale l'equivalenza north face - thor steinar -
non amo molto la roba nf perché è un po' da pervenuti outdoor ma alcune scarpe sono ok (le mie). tuttavia confermo, le ho comprate essenzialmente in onore alle mie frequentazioni nazionalsocialiste (ciao allegrodemiurgo!)
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Un Eastpak nero mi giunse in omaggio dalla VISA per aver scialacquato abbastanza denaro.
E' sobrio, robusto ed adempie egregiamente ai propri infimi compiti.
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l'Eastpack e' il calzino bianco degli zaini, inguardabile
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Alla mia età non ritengo dignitoso nè utile classificare l'umanità in base allo zainetto, ma ammetto che in altri tempi (scuole medie) ho valutato talvolta i miei coetanei in base al fatto che possedessero una tracolla militare piena di scritte a pennarello (sx) o un invicta multicolore (dx).
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rodolfo::1757231
Occhio che però io sto riscontrando un fenomeno un po' diverso dalla non nuova posa hipster del barbuto di S. Salvario, ossia il fatto che cristi qualunque acquistino zaini ultraresistenti, pensati per condizioni estreme, da impiegare poi nel tragitto casa-ufficio del catasto comunale.
ammetto che in genere l'uomo con scarpone a san salvario (pessimo se con barba lunga) mi fa cagare.
L'addentellato di fronte a queste scelte - sostengo a capothread - lungi dall'esaurirsi in una posa prettamente estetica, presuppone invece un panorama non diverso da quello dei survivalisti: lo stato di natura è dietro l'angolo, meglio arrivarci preparati.
In questa prospettiva (potremmo discutere se temuta o auspicata) le attività più quotidiane e banali diventano missioni che richiedono mezzi ad alta specificità, quali appunto gli zaini.Bartols::1757254
Non sarei così severo.
l'Eastpack e' il calzino bianco degli zaini, inguardabile -
gonzokampf::1757256
ho ben colto e ritengo che a livello incoscio una tale prospettiva possa avere un peso, che però è diverso per ciascuno (o a seconda dei gruppi). in certi casi l'influenza non si spinge oltre una modulazione del mero immaginario estetico. in altri - e potrebbe essere il mio caso - può agire più profondamente, anche perché resta da verificare se l'utilizzo di zaini ferrino da 64 litri si rivelerebbe una scelta vincente in panorami urbani distopici in cui forse altre strategie, su cui sorvolo, potebbero essere più intelligenti.
In questa prospettiva -
Non dimentichiamo di chiedere alla tecnologia puttana di inventare lo zaino con cui si può anche correre agevolmente. Dopo potremo muoverle guerra.
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(camminando piano con vecchi zaini a saccoccione)
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a me è stato regalato questo
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post ad alto contenuto di troll
potete continuare a dibattere con tutta la vostra evoluta prosopopea elitarista del cazzo, ma in fondo già sapete che il vero uomo vive e sopravvive solo ed esclusivamente utilizzando questo
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gonzokampf::1757225
Trattasi di 3 day backpack, in quanto tipologia utilizzata per le missioni e i pattugliamenti che non sarebbero durati più di tre giorni. Ciò detto, tu lo usi in città? Con che cosa riempi i notevoli scomparti?
si lo uso in citta', a volte mio malgrado con lo spezzato .
al mattino per andare in ufficio contiene portatile 13'' , che sta nello scomparto piu' piccolo insieme a un paio di jeans, nell'altro scomparto asciugamano in microfibra e maglietta/maglioncino, vado in ufficio in bici e faccio la doccia in ufficio.
a questo punto lo zaino e' ancora praticamente vuoto.
i ritorno alla sera contiere le stesse cose piu' la spesa: l'altro giorno per esempio tre sacchetti di arance da kg, un pollo intero da 1.4 kg da fare arrosto , 2.5l di ammorbidente, sacco di insalata e un po' di altre cazzate (era pieno ma non al limite).
gel bottigllietta di shampo deodorante caricabatterie, coprizaino da pioggia sono sempre dentro nella taschina piu' bassa.
e ripeto il supervantaggio e' che aprendosi a cozza con una cerniera ti permette di sistemare le cose in maniera perfetta e bilanciata -
Se il pollo era vivo con la testa fuori a fissare chi camminava dietro di te, lo prendo.