Django Unchained: rece (quasi) senza spoiler & impressioni a caldo.

gonzokampf
modificato 22 gennaio 2013 in recensioni
[Jack D. Ripper::post] nonostante sia un discreto film
Cristo, è una fantasmagoria di due ore e mezza in cui succede tutto quello che può succedere, tutto quello che ci si può aspettare di vedere.
E' una casa di piacere bizantina di cui si possiede il pass illimitato - un harem delle godurie in celluloide.
E' il film di quentin tarantino dove il regista si mette maggiormente a servizio dello spettatore, di quello che vuole vedere.
L'abbandono della tecnica degli episodi paralleli è un chiaro segnale in questo senso: c'è un unico filone narrativo che procede dritto senza sbavature, raccontato però con i tutti gli strumenti del cinema tarantiniano: si vedano ad es.:
- l'attenzione ai dettagli, come la spillatura della birra da parte di Cristoph Waltz, che farebbe venire sete anche all'ultimo degli astemi;
- una fotografia sontuosa, lussureggiante nel regalare una luce avvolgente ed iperrealista alle case coloniche, che tuttavia non disdegna autocitazioni, come il sangue schizzato sulle piante di cotone bianco che richiama il combattimento contro Lucy Liu in Kill Bill (a sua volta ripreso da Sex and Fury, un classico dei chambara movies);
- un comparto sonoro lisergico e solenne al tempo stesso, che ci fa sopportare anche il cantato in italiano della buona vecchia Elisa;
- la classica attenzione per i personaggi minori, che ben potrebbero essere i protagonisti di uno spin-off autonomo: si veda ad es. gli uomini di Stonecipher, capitanati dalla donna misteriosa con la benda rossa, o la sfiorita (ed incestuosa?) Lara Lee Candy. Sotto l'aspetto della progettazione di un universo narrativo ampio, credibile e coerente QT non realizzava con tanta precisione il suo obiettivo dai tempi di Pulp Fiction;
- l'amore nella descrizione di un Sud miserabile e lussurioso, che non tralascia i suoi nobili alberi reclinati, l'odore del cuoio e delle strade fangose, le ricche imbottiture e tapezzerie dei suoi salotti.
- la Violenza, così presente nelle sue svariate incarnazioni che al confronto Inglorious Basterds è una specie di gita per turisti. E, malgrado vi sia sangue a secchiate, la scena più disturbante rimane una dove non si vede quasi nulla, ma si sente solamente il rumore sordo della carne percossa fino alla morte, ed i pigri incitamenti degli astanti in poltrona.
Quando poi si arriva al punto in cui bisogna mostrare, le innovazioni sono evidenti - si veda ad esempio la sparatoria finale, dove le pallottole impattano sui corpi come bombe sulla terra di nessuno, in maniera quasi pornografica;
- QT ci dimostra anche come si possa girare un western nel a.d. 2012, senza riepilogare tutte le nozioni già acquisite nel bagaglio dello spettatore del nostro tempo (capito Coen?), senza farsi ingabbiare in un modello, ma andando semplicemente oltre: manca ad es. alcuna descrizione del viaggio, i protagonisti si limitano ad arrivare nei posti;
- ritorna infine un'altra marca espressiva del nostro, vale a dire l'ironia, che pervade anche le scene più cariche di tensione, come la carica del proto KKK (cfr. Birth of a Nation di Griffith) a cui viene accodata la discussione smitizzante sulla qualità dei buchi nei cappucci. Non che fosse mancata del tutto nei suoi film, però in Django si accompagna con più armonia al sangue e alla morte.

il famigerato cameo

Infine, il così detto comparto attoriale conferma la vera natura di questo film, fondamentalmente un Luna Park per adulti nel cui tunnel dell'amore sono acquattate puttane in calore, e il cui labirinto degli specchi nasconde oncie di coca purissima.
Un Cristoph Waltz sciolto e divertito regge da solo tutta la prima metà, poi si risveglia Foxx, dopodichè arriva il più istrionico e folle Di Caprio che schermo cinematografico abbia mai visto. Fino a quando facciamo la conoscenza di Samuel L. Jackson, in un ruolo importante e difficile da affrontare nella sua scorrettezza politica. Questo per tacere dei comprimari: il tenutario Don Jonson ha i più bei baffi del film, mentre Michael Parks, lo sceriffo in Death Proof, qui interpreta un uomo della Le Quint Company.
Del cameo di Franco Nero se n'è già parlato fino alla noia.

not amused

Critiche. Le principali critiche al film che ho sentito sono così riassumibili.
Manca una sceneggiatura solida in grado di reggere tutto questo tripudio di carne al fuoco, la narrazione è il risultato scadente dell'improvvisazione degli attori.
Non è vero. Come nella maggior parte dei western, c'è un obiettivo semplice (il proverbiale pugno di dollari la sposa Broomhilda) dalla realizzazione complessa, che non spoilero.
Tutta la prima parte del film serve a costruire i personaggi di Foxx e C. Waltz, e la nascita della loro amicizia e collaborazione. Sotto quest'aspetto, anzi, tarantino dimostra di saper mettere la tecnica per una volta al servizio del contenuto.

Due ore e mezza, il film è troppo lungo, troppo pieno di robe. Un sacco di scene potevano essere accorpate.
Le famigerate scene "doppie" di cui tanto si parla sarebbero: i due dialoghi attorno al fuoco fra Waltz e Foxx, l'interrogatorio di Samuel Jackson in cucina.
Nel primo caso le due sequenze, in effetti molto simili, fra Waltz e Foxx sanciscono l'inizio della loro collaborazione, ed il suo successivo sviluppo. Sono entrambe molto importanti - si inseriscono i flashback sulla vita dello schiavo fuggitivo, e per motivi di equilibrio narrativo è opportuno separarle.
Sul doppio interrogatorio in effetti si sarebbe potuto tagliuzzare e arrivare direttamente alla conversazione in biblioteca. Però l'intuizione di Samuel Jackson è fondata su una mera impressione del vecchio, e c'era la necessità di costruirla narrativamente per lo spettatore in modo che non sembri gratuita.
Per il resto, io benedico la generosità di questo film, e aspetto con ansia la director's cut.

Nel lungo finale (dalla cena a Candyland in poi) manca una costruzione della tensione degna di un film di QT. Tutto è affidato alla macchietta razzista di Di Caprio.
La famigerata costruzione della tensione non c'è perchè manca un evento imprevedibile della vicenda.
Prendiamo Pulp Fiction: vincent vega e jules winnfeld entrano nell'appartamento per fare fuori i ladri e recuperare la valigetta del boss. L'evento imprevedibile è la presenza di un ulteriore ladro chiuso in bagno e pronto a sparare.
Prendiamo Inglorious Basterds: alcuni Bastardi si recano in una taverna per incontrare l'attrice Von Hammersmark, una spia degli alleati. Il rendez vous è rovinato dalla presenza di un ufficiale nazista che sgama i poco credibili accenti dei nostri, scatenando la sparatoria ed il delirio.
Nel caso di Django Unchained tale "evento imprevedibile" potrebbe essere il fatto che gli uomini di Candy abbiano scoperto le carte di Schultz che provano la sua vera identità di cacciatore di taglia: ma alla fine è solo l'acume di un vecchio servo sospettoso a far saltare tutta la montatura.
Dopo il dialogo nella biblioteca, lo spettatore sa benissimo che la visita del duo Foxx/Waltz si risolverà nel sangue: non c'è nessun imprevisto, e viene lasciato spazio a Di Caprio (il cui personaggio è in effetti narrativamente deboluccio) per un 5 minuti di circo attoriale ad altissimi livelli.
Peraltro pare che la mano insanguinata non fosse prevista, Di Caprio ha battuto la mano sul tavolo spaccando un bicchiere e ha continuato a recitare, ostentando il sangue davanti alle sue vittime.
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Commenti

  • il problema dei film di tarantino, oltre al fatto che fanno sempre più cagare, è che generano anche recensioni che fanno sempre più cagare.
  • Danci, ci devi una controrecensione
  • lucaborg
    lucaborg Asphaltita qualunque
    il film e' godibilissimo, l'ho fatto sorbire pure a ladyborg. molto ben girato, varrebbe la pena solo per quello . effettivamente deboluccia la storia su come andare a recuperare la sposa ma vabbe'
    di tarantino non ho mai capito jackie brown
  • [gonzokampf::post]
    E' il film di quentin tarantino dove il regista si mette maggiormente a servizio dello spettatore, di quello che vuole vedere.


    Appunto: difatti risulta oltremodo piatto, senza nessun guizzo tarantiniano. A partire dai dialoghi, ma ci torno dopo.

    [gonzokampf::post]
    L'abbandono della tecnica degli episodi paralleli è un chiaro segnale in questo senso: c'è un unico filone narrativo che procede dritto senza sbavature, raccontato però con i tutti gli strumenti del cinema tarantiniano: si vedano ad es.:

    - l'attenzione ai dettagli, come la spillatura della birra da parte di Cristoph Waltz, che farebbe venire sete anche all'ultimo degli astemi;

    Sì, scena carina, ma rimane là dov'è. Non serve a far entrare in atmosfera perchè là dove è girata non c'è alcuna atmosfera. Non viene ripresa in altre scene (latu sensu, eh: non ci sono altri dettagli così analiticamente ripresi nel film, o se ci sono io non li ricordo , non brilla per originalità, non è un pretesto per inserire qualcosa (contro esempio: non regge le colazioni, narrata e mostrata, di Bruce Willis in PF)

    [gonzokampf::post]
    - una fotografia sontuosa, lussureggiante nel regalare una luce avvolgente ed iperrealista alle case coloniche, che tuttavia non disdegna autocitazioni, come il sangue schizzato sulle piante di cotone bianco che richiama il combattimento contro Lucy Liu in Kill Bill (a sua volta ripreso da Sex and Fury, un classico dei chambara movies);


    Mah, secondo me Tarantino dovrebbe girare praticamente solo in interni, e in questo film si vede particolarmente. La costruzione della luce a Candyville è eccellente, il resto meh. Sopratutto, troppo fredda nei toni, nelle scene in esterno. Persino nel suo cameo. Poi posso dire che a me manca la grana del 35mm e che quando è tutto così nitido mi vien meno la suspension of disbelief?

    [gonzokampf::post]
    - un comparto sonoro lisergico e solenne al tempo stesso, che ci fa sopportare anche il cantato in italiano della buona vecchia Elisa;


    Boh gonzo pure qua io l'ho trovato meno epico degli standard tarantiniani/rodrigueziani, e inutilmente didascalico (vedi Jim Croce in "I''ve got a name")

    [gonzokampf::post]
    - la classica attenzione per i personaggi minori, che ben potrebbero essere i protagonisti di uno spin-off autonomo: si veda ad es. gli uomini di Stonecipher, capitanati dalla donna misteriosa con la benda rossa, o la sfiorita (ed incestuosa?) Lara Lee Candy. Sotto l'aspetto della progettazione di un universo narrativo ampio, credibile e coerente QT non realizzava con tanta precisione il suo obiettivo dai tempi di Pulp Fiction;


    Su questo concordo. La donna dalla sciarpa misteriosa m'ha incuriosito assai e speravo/credevo ci avrebbe illustrato qualcosa su di lei. Tipo un bel dialogo surreale nel capanno mentre il balbuziente si lava.


    [gonzokampf::post]
    - l'amore nella descrizione di un Sud miserabile e lussurioso, che non tralascia i suoi nobili alberi reclinati, l'odore del cuoio e delle strade fangose, le ricche imbottiture e tapezzerie dei suoi salotti.



    Veramente a me è sembrato solo molto opulento e ripulito. Più vicino a "Via col vento" (che per inciso adoro) che a, chessò, "I magnifici 7"

    [gonzokampf::post]
    - la Violenza, così presente nelle sue svariate incarnazioni che al confronto Inglorious Basterds è una specie di gita per turisti. E, malgrado vi sia sangue a secchiate, la scena più disturbante rimane una dove non si vede quasi nulla, ma si sente solamente il rumore sordo della carne percossa fino alla morte, ed i pigri incitamenti degli astanti in poltrona.



    Concordo, la scena più "emozionante" è indubbiamente quella, ma viene a mancare l'effetto macchiettistico cui tarantino ci aveva abituati, e che invece abbonda nello showdown finale

    [gonzokampf::post]
    Quando poi si arriva al punto in cui bisogna mostrare, le innovazioni sono evidenti - si veda ad esempio la sparatoria finale, dove le pallottole impattano sui corpi come bombe sulla terra di nessuno, in maniera quasi pornografica;


    Sai che innovazione! Io non m'aspettavo niente di meno, anzi! (vedasi la scena iniziale della trattativa di schiavi)

    [gonzokampf::post]

    - QT ci dimostra anche come si possa girare un western nel a.d. 2012, senza riepilogare tutte le nozioni già acquisite nel bagaglio dello spettatore del nostro tempo (capito Coen?), senza farsi ingabbiare in un modello, ma andando semplicemente oltre: manca ad es. alcuna descrizione del viaggio, i protagonisti si limitano ad arrivare nei posti;



    Difatti a mio avviso non è un western, ma ci arrivo.

    [gonzokampf::post]
    - ritorna infine un'altra marca espressiva del nostro, vale a dire l'ironia, che pervade anche le scene più cariche di tensione, come la carica del proto KKK (cfr. Birth of a Nation di Griffith) a cui viene accodata la discussione smitizzante sulla qualità dei buchi nei cappucci. Non che fosse mancata del tutto nei suoi film, però in Django si accompagna con più armonia al sangue e alla morte.



    Secondo me è l'unica scena tarantiniana e infatti stona tantissimo con il resto, ma poi de gustibus

    [gonzokampf::post]
    Un Cristoph Waltz sciolto e divertito regge da solo tutta la prima metà, poi si risveglia Foxx, dopodichè arriva il più istrionico e folle Di Caprio che schermo cinematografico abbia mai visto. Fino a quando facciamo la conoscenza di Samuel L. Jackson, in un ruolo importante e difficile da affrontare nella sua scorrettezza politica.



    Waltz mediocre, ma complice barba e doppiaggio potrebbe essere un effetto indotto. Foxx l'ho trovato paradossalmente poco in parte, poco espressivo e coinvolto, quasi abulico, molto negro.


    I miei due cent:

    Nojn è un western. Sotto nessun canone, nè yankee nè italico. C'è molto più spaghetti western in Kill Bill che qui. Ambientare un film nel texas del 1858 non basta a farlo diventare un western.

    I western sono costituiti da stereotipi: personaggi silenziosi, lunghe pianosequenze, viaggi a cavallo, bevute, personaggi serssimii la cui strafottenza verso gli altri e verso le situazioni è avvertita solo dallo spettatore (da Tuco a Bronson a Wayne a Paul Newman), cappelli che volano sotto le pallottole, movimenti lenti e clichet dei personaggi, primissimi piani su dettagli quali: polvere, sudore, occhi, canne della pistola, sigari.

    Una cosa che si nota subito è che è un film pulito: l'aria sporca, vissuta, consunta, impolverata, impiastricciata non c'è ( il cd effetto della fantascienza arruginita di SW). E il coinvolgimento è minimo, e si vede. Guardi "giù la testa" e senti l'odore della polvere da sparo, guardi "il massacro di fort apache" e senti l'odore dei sigari da due cent e di sudore e letame nelle scuderie, guardi "Il grinta" (quello vero) e senti il tanfo di acqua di fuoco e sudore di Wayne...etc etc. Cristo, persino in "Lo chiamavano Trinità" ti viene voglia di mangiare fagioli.

    Le citazioni: troppe, troppo spiattellate, troppo didascaliche. A memoria e al volo: Sentieri Selvaggi, I magnifici sette, sfida all'ok corral, butch cassidy, il buono il brutto il cattivo, per un pugno di dollari e molte altre che avevo notato iersera e che ora non mi sovvengono. Per non parlare del finale che mi ha fatto tirare un sommesso facepalm.

    Insomma, tirando le righe: è un film troppo compromissorio, tra il western (che è serio per definizione) e il tarantiniano (surreale/grottesco), che emerge troppo poco, e il risultato è insoddisfacente sotto entrambi gli aspetti.
    Sulla lunghezza: sì, alla fine non sembra che siano 165'. Però oggettivamente è un film lento e monocorde: nella prima, nella seconda, e nella terza parte. E' fatto a livelli, e sono tutti lenti. Hanno tensioni diverse, ma sono al loro interno piatti.
    Non tanto le scene del fuoco e dell'interrogatorio in cucina avrei tagliato, quanto avrei rubacchiato minuti qua e là.
    Il finale con la sparatoria in bullet time: NO DICO, DAVVERO?! Scusa ma io rivoglio Tuco che spara distrattamente alla finestra, o Gary Cooper che si aggira per la cittadina deserta con l'orologio che scorre, o l'attesa per Charles Bronson in "C'era una volta il west".

    Poi, tolto tutto ciò, è chiaramente un buon film. Ma non lo rivedrei, nè al cinema nè a casa.
    Meno di Basterds, che si salvava perchè aveva nei dialoghi degli spunti assai affascinanti, ma per ora la chiudo qui.
  • Ah, sui dialoghi: Sai citarmi, a parte la scena del protoKlan, un dialogo che ti rimane in testa? Una battuta ad effetto? Un guizzo dei personaggi?
  • [Jack D. Ripper::post]Nojn è un western. Sotto nessun canone, nè yankee nè italico.

    mi pare tarantino abbia detto che non è un western bensì un southern. se poi tu volevi vedere un western e ci sei rimasto male allora è più comprensibile.
  • Louis
    Louis Con il sex appeal di Cattivik
    Ci ho portato ladylouis e mi ha ringraziato. Io ho preferito IB, ma anche questo è godibilissimo.
    [gonzokampf::post] come la spillatura della birra da parte di Cristoph Waltz
    mi ricordo però che marco sosteneva che non è così che si fa.
    [gonzokampf::post]incestuosa
    sì, dai.
    [gonzokampf::post]Birth of a Nation di Griffith
    aspè, che c'entra?
    [lucaborg::post]di tarantino non ho mai capito jackie brown
    che c'è da capire, scusa?
  • [Louis::post]mi ricordo però che marco sosteneva che non è così che si fa.
    Infatti quando toglie la schiuma con il coltello ho inarcato il sopracciglio, però è Christoph Waltz e quindi non gli farei troppo le pulci.

    [Jack D. Ripper::post]Più vicino a "Via col vento"
    Come scrivono i 400calci, Via col vento è un film per buona parte rurale. Quando lo vidi da bambino gli interni mi ricordavano moltissimo le vecchie ville di campagna dei parenti più anziani.
    [Jack D. Ripper::post]Il finale con la sparatoria in bullet time
    Non c'è il bullet time, c'è un uso dosato del ralenti.
    [Jack D. Ripper::post]Nojn è un western
    Non è quello il suo obiettivo (mi ha preceduto pacciani), come IB non è un film bellico. In caso contrario, sarebbe stata un'operazione abbastanza piatta come quella dei fratelli Coen di due anni fa.
    [Louis::post][gonzokampf::post]Birth of a Nation di Griffith
    aspè, che c'entra?
    Anche lì c'è il KKK (che non si chiama ancora così) però dalla parte dei buoni.
    La scena dei cappucci è stata inserita come omaggio/parodia proprio al capolavoro di Griffith.
    [Jack D. Ripper::post]Waltz mediocre
    Ma porcodio, no.
    Tarantino è criticabile su tutto tranne per il modo in cui gestisce gli attori. Se ti è piaciuto IB, del resto, non puoi negare che a Waltz andrebbero assegnati 19 oscar da qui al 2031, solo per quel film
    Peraltro nel doppiaggio italiano, che di per sè non è pessimo ma soffre di limiti endemici*, il lieve accento tedesco è reso in maniera realistica e si evita l'effetto macchietta.
    [Jack D. Ripper::post]La costruzione della luce a Candyville è eccellente, il resto meh. Sopratutto, troppo fredda nei toni, nelle scene in esterno.

    [Jack D. Ripper::post]Una cosa che si nota subito è che è un film pulito: l'aria sporca, vissuta, consunta, impolverata, impiastricciata non c'è
    E' iperrealistico. La rappresentazione delle case coloniche, di un bianco abbacinante, contrasta con le piantagioni, ma viene richiamato dal candore del cotone.
    Vedi l'arrivo dei due nella tenuta di Don Johnson.
    [Jack D. Ripper::post]non ci sono altri dettagli così analiticamente ripresi nel film
    La sella di foxx prima di partire per candyland.
    [Jack D. Ripper::post]Insomma, tirando le righe: è un film troppo compromissorio, tra il western (che è serio per definizione) e il tarantiniano (surreale/grottesco), che emerge troppo poco, e il risultato è insoddisfacente sotto entrambi gli aspetti.
    Secondo me l'ibrido che ne esce funziona proprio perchè Tarantino evita che i suoi vezzi estetici vengano messi davanti alla storia che racconta.
    [Jack D. Ripper::post] Sai citarmi, a parte la scena del protoKlan, un dialogo che ti rimane in testa? Una battuta ad effetto? Un guizzo dei personaggi?
    Tutta la prima parte con Waltz che rullezza: dalla turbolenta compravendita iniziale allo showdown davanti all'attonito villagio.



    * occhio che per esempio alcuni multisala dalle mie parti organizzano almeno una proiezione con i sottotitoli durante la settimana: informatevi perchè sarebbe davvero il caso. Se con Waltz ancora ci salviamo, per i negri (a cominciare da Foxx) non si è potuto fare molto.
  • Louis
    Louis Con il sex appeal di Cattivik
    [gonzokampf::post]Anche lì c'è il KKK (che non si chiama ancora così) però dalla parte dei buoni.
    La scena dei cappucci è stata inserita come omaggio/parodia proprio al capolavoro di Griffith.
    MAH, mi è sembrato più che altro una parodia del protoKKK in sè, non è che ci ho visto niente di Griffith.


    Avviso ai romani: al Nuovo Olimpia lo danno in lingua originale, as usual.
  • Louis
    Louis Con il sex appeal di Cattivik
    modificato 20 gennaio 2013
    Ma sbaglio o certe scene non c'erano nel film? Tipo il dialogo con Bigdaddy o Waltz che insegna a Jango a sparare.
  • Boh, sarà che tra barba e doppiaggio non son riuscito ad apprezzarlo. Paradossalmente, a me IB non è piaciuto ma lì sì che Waltz spaccava.

    La OST fa cagarone, ripeto.
  • Louis
    Louis Con il sex appeal di Cattivik
    [Jack D. Ripper::post]
    La OST fa cagarone, ripeto.
    se vabbè ciao
  • Aschkazz
    Aschkazz sa tutto su tuah matreh
    [Jack D. Ripper::post]
    La OST fa cagarone, ripeto.
    Secondo me è geniale mettere un canzone da rapper amerigano in da houz su un film del genere.
  • lol ma perché tarantino ha snappezzato quando gli hanno chiesto della viulenza nei film?
    http://www.youtube.com/watch?v=-jRiwQRVIlI
  • gonzokampf
    modificato 20 gennaio 2013
    Valutazione Pastorale: Sono passati almeno dieci anni da quando Tarantino ha cominciato a pensare di mettere il personaggio Django al centro di una storia. Le suggestioni originate dal film "Django" diretto da Sergio Corbucci (1965) con Franco Nero protagonista, sono lievitate nel tempo, di pari passo con il dichiarato amore per il western all'italiana, e per il cinema di 'genere' di casa nostra anni '60/'70. Nel prodotto finito (dilatato su 165'), questa dinamica gestazione si vede tutta, distribuita lungo un racconto abbondante, incentrato più sull'aggiunta che sulla sottrazione. Con indubbia abilità e grande capacità inventiva, Tarantino puntella il copione con la capacità di fondere gli stilemi dei Sessanta con i richiami della contemporaneità: da un parte ecco quindi ralenti e zoom usati senza ritegno come facevano Corbucci, Colizzi (fino agli occhi in primissimo piano, direttamente da Sergio Leone), dall'altra un montaggio teso e nervoso, e atmosfere da psicanalisi post moderna. A fare da collante la violenza, per il regista un marchio non eliminabile. Senza scavare nelle tante suggestioni che il testo rimanda, si può dire che, dopo una prima parte di prevedibile svolgimento, il tono si alza decisamente dal momento in cui si arriva nella Grande Casa, quando cioè entra in scena Di Caprio. Qui la dialettica drammatica si fa alta, robusta, convincente. Nell'affresco visionario, il finale tocca alla mattanza conclusiva, dove tutti muoiono tranne l'eroe e la sua donna. Fumetto, iperrealtà, fantasia debordante. Tarantino, come altre volte, è bravo e furbo: fa spettacolo mentre ripete se stesso. Dal punto di vista pastorale, il film è da valutare come complesso e decisamente violento.
    Utilizzazione: il film può essere utilizzato in programmazione ordinaria, ben tenendo conto di quanto detto sopra. La violenza diffusa (talvolta ironica, talatra molto dura, realistica e disturbante) impone di riservare la proiezione ad un pubblico adulto e in grado di prendere la giusta distanza dalla storia. Di conseguenza molta attenzione è da tenere per minori e piccoli in seguito, in vista di passaggi televisivi o di uso di dvd e di altri supporti tecnici.


    Oh che dire? Rece ottima, secondo me.

    [freakout::post]lol ma perché tarantino ha snappezzato quando gli hanno chiesto della viulenza nei film?
    http://www.youtube.com/watch?v=-jRiwQRVIlI
    Pare che questa stessa domanda sia una specie di tormentone, e lui si è stancato di sentirsela ripetere.
    Però lì nel video fa la figura del cafoncello pararosicante, avrebbe potuto rispondere seccamente e far notare all'intervistatore che non era proprio il massimo dell'originalità.
  • La recensione con cui concordo di più:


    http://www.mondonerd.it/wp/cinema-serie/cinema/django-unchained-la-recensione/

    Django Unchained – La recensione

    by Giac on GENNAIO 18, 2013 in CINEMA


    Premessa: questo non è uno spot né una propaganda a Django Unchained. Quindi l’articolo va letto solo e soltanto dopo la visione. Detto fra noi, chi legge una recensione (o presunta tale) per sapere se andare a vedere un film come Django di Tarantino? Uno ci va e basta. E quindi, prima di tutto, il nostro consiglio è di andare. Poi ne parliamo.

    *Inizio recensione e spoiler*

    Onestà intellettuale e nessuna sudditanza psicologica di sorta. Ecco quello che ci vuole per scrivere qualcosa sull’ultimo film di Quentin Tarantino. Chi digita sulla tastiera è un fervente ammiratore di gran parte del suo cinema, ma non un fan militante.

    Il rischio più grande di uno come QT è quello di prendersi sul serio e credere troppo nella leggenda che già gli hanno costruito addosso. La sua dimensione è quella del genietto cazzone, di quello che scrive sui tovaglioli di un diner, che gira improvvisando soluzioni visive e salva sempre la giornata con le idee che gli derivano da quel frullatore di Cinema che ha al posto del cervello. In altri panni, tanto bene non ci sta. Insegnante, presidente di giuria a un festival, critico dei lavori altrui? No, davvero.

    Django Unchained (da ora in poi DU) è l’incontro fatale che doveva arrivare, quello di Tarantino con il western, tante volte evocato e citato dal regista nelle sue sviolinate a Sergio Leone e la serie B (e pure Z) della nostra adorata Italia, con la sua produzione sconfinata di spaghetti-western. A quanto pare, però, l’amato QT ha imparato meglio la lezione del cinema orientale che di quello di casa nostra (e un po’ sua): persino in Kill Bill c’era più western che in DU.

    Senza guizzi di scrittura e/o salti ed ellissi temporali, il film si rivela lineare e, peggio, sceneggiato quasi col manualetto hollywoodiano aperto svogliatamente davanti. Presentazione dell’eroe, incontro col mentore, allenamento (ridicolo, non sbaglia mai un colpo), avventure varie, quest centrale, scomparsa del mentore, sconfitta, ritorno, vittoria. Con qualche variazione, sostanza di centinaia di pellicole. Niente di male (forse) se tutto fosse condotto alla Tarantino, no? Bene, Tarantino c’è ma non si vede, sembra una blanda spruzzatina su un piatto poco saporito.

    DU non è neppure un western, in quanto mancano tutti gli elementi caratterizzanti e i miti fondanti della retorica del West: questa è l’amata blaxploitation di Tarantino trasportata nell’America di fine Ottocento, non basta mettere uno sceriffo e qualche cavallo ogni tanto. Che poi a Tarantino i western mica piacciono, lui odia il genere classico e ama la sua deriva pop italiana. Che però detto tra noi, violenza grafica a parte (che sa più di Peckinpah) e qualche colpo ben piazzato, non è poi neppure tanto omaggiato – lasciamo perdere i 30 secondi di Franco Nero). Dov’è l’eroe solo contro tutti? Dov’è un antagonista degno di questo nome? I duelli? Dove sono i grandi ostacoli e le grandi difficoltà del protagonista? Non ce n’è traccia.

    L’unica grande tortura di Django è sentirsi offendere e trattare come un animale da qualsiasi bifolco bianco incroci la sua strada? Un po’ poco, anche per chi non vuole sottovalutare il fenomeno dello schiavismo e la vergogna del razzismo. Tra l’altro diciamo subito che le polemiche create intorno alla pellicola sono cazzate micidiali e insensate. Però, se di razzismo e schiavismo vogliamo parlare, è indubitabile che esistono decine di pellicole che lo fanno in maniera migliore, più approfondita e più drammatica (in ogni senso) di DU.

    La scena del proto Ku-Klux Klan è spassosa, ma Tarantino non deve rivaleggiare con Mel Brooks (dal quale la sequenza pare mutuata). Uno degli altri problemi è infatti lo schizofrenico cambio del registro e del tono della pellicola, che per la prima volta in un film di mr. Q non riescono ad amalgamarsi per bene. I dialoghi? Più che altro anonimi, alcuni brillanti ma molto al di sotto degli standard a cui ci ha abituati il Nostro. Usciti dalla sala, vi sfido a ricordarne uno che potrebbe essere definito memorabile.

    Tarantino è più a suo agio con la decostruzione del pathos o la sua spasmodica dilatazione, non con le pratiche di un regista qualsiasi, che qui mette in atto, e il risultato è deludente. Esempio su tutti: il paio di occasioni in cui, a casa di Calvin Candie, prevedibilmente si creano situazioni di tensioni che involvono Broomhilda e prevedibilmente Django mette mano alla pistola, una reiterazione perfettamente inutile che non porta a niente, men che meno a un brivido per lo spettatore. Parlando di inutilità, vogliamo citare le decine di ralenti su gente che cammina a caso, in campo lungo, o su dettagli senza importanza? Meglio di no, ma ci sono, e li avete visti anche voi.

    Tarantino pare caduto nella sindrome di Spielberg (che per un po’ ha avuto anche Jackson): non sempre tutto quello che ti piace e che vuoi realizzare perché hai la fortuna di poterlo fare si rivela un’operazione vincente. Non lo è stato A.I., non lo è stato King Kong, non lo è Django Unchained. In quest’ultimo caso, non lo è neppure lontanamente.

    Al netto delle critiche espresse perché siamo di fronte ad un film di Quentin Tarantino – lo stesso motivo che porterà milioni di persone a dire che è un capolavoro e/o un lavoro coerente, brillante, etc – DU è e rimane un film piacevole, ben girato, con delle interpretazioni di spessore cristallino e inattaccabili e un piglio scanzonato come il discolo che non puoi punire perché in fondo è adorabile. Ma se vogliamo cercare del genio o dello stile inimitabile e irraggiungibile – quelle sciocchezze a cui QT ci ha abituato –, del Cinema con la maiuscola o qualcosa che rimarrà, è meglio rivolgersi altrove.
  • django e le donne

    molte donne su fb sembrano tutte essere molto prese dal negro e ne vorrebbero uno per loro.
    All'inizio pensavo che fosse perchè appunto negro invece sembra che sia per questa cosa che lui fa di tutto per tornare da lei e la ama di amore vero.
    Più d'una donna si lamenta di non riuscire a trovare un django che diventa quindi versione sangue e pistole del principe azzurro.

    Si lamentano di non riuscire a trovare un uomo innamorato, dedizioso, cazzolungo, macho. A parte il cozzare di alcuni di questi attributi, mi ha stupito non si rendessero conto di un particolare fondamentale:

    Molte di queste ragazze non la danno con liberalità. o meglio la danno con il contagocce a più uomini credo proprio allo scopo di trovare un djorno quello djusto.

    Invece, il negro vero:
    Brooooomhilde è la sua cazzo di moglie. glie l'ha data , glie l'ha pure firmata. più di così? E django galoppa per riprendersi qualcosa di SUO procodio.

    il mistero delle donne e quello dei negri rimangono indischiusi però che rosicate ragazzi.

  • lucaborg
    lucaborg Asphaltita qualunque
    [Louis::post]che c'è da capire, scusa?
    nulla sulla trama, nella filmologia di tarantino mi sembra un film che c'entra poco. insomma non mi piace
  • Louis
    Louis Con il sex appeal di Cattivik
    [lucaborg::post]insomma non mi piace
    e questo mi spiace molto.
  • snobismo proletario
    snobismo proletario tutto ciò che è sopra di noi nulla può su di noi
    [Jack D. Ripper::post]Poi posso dire che a me manca la grana del 35mm
    occhio che django è girato in pellicola
  • forse questo non è il 3d più adatto per parlarne, ma fatemi capire: usc = geppycucciari, ok, ma ciò vuol dire chiavabile? parli solo chi sa.
  • danci
    danci Macho Business Donkey Wrestler
    [Lord H.::post]Danci, ci devi una controrecensione
    ok ma vedrò il film quando lo daranno in tv (sempre che sull'altro canale non diano don matteo). nel frattempo mi corre l'obbligo di constatare che quando gonzo si abbandona ai suoi estri immaginifici andrebbe preso a nocchini
  • [gonzokampf::post]

    - ritorna infine un'altra marca espressiva del nostro, vale a dire l'ironia, che pervade anche le scene più cariche di tensione, come la carica del proto KKK (cfr. Birth of a Nation di Griffith) a cui viene accodata la discussione smitizzante sulla qualità dei buchi nei cappucci.

    questa lo ha ripreso da un aneddoto di Ford (che a tarantino sta sul cazzo), quando interpretò uno dei klansman nel film di Griffith gli successe la stessa cosa (non riusciva a vedere mentre cavalcava).

    [gonzokampf::post]
    non c'è nessun imprevisto
    .

    uhm non direi, io non mi aspettavo che Candie morisse così diretto all'improvviso per il puntiglio della stretta di mano

    [Jack D. Ripper::post]
    La costruzione della luce a Candyville è eccellente, il resto meh. Sopratutto, troppo fredda nei toni, nelle scene in esterno. Persino nel suo cameo. Poi posso dire che a me manca la grana del 35mm e che quando è tutto così nitido mi vien meno la suspension of disbelief?


    ma va là dai, queste vince il premio "critica del cazzo".
    cioè ti fan cagare tutti i film degli ultimi anni. a parte il fatto che è proprio girato in pellicola.

    [Jack D. Ripper::post]

    Waltz mediocre

    !?

    [Jack D. Ripper::post]
    Foxx l'ho trovato paradossalmente poco in parte, poco espressivo e coinvolto, quasi abulico, molto negro.


    devi vederlo in originale doppiato si perde tutto il suo lavoro sugli accenti (ne userà almeno 5 diversi)

    [Jack D. Ripper::post]

    Nojn è un western. Sotto nessun canone, nè yankee nè italico. C'è molto più spaghetti western in Kill Bill che qui. Ambientare un film nel texas del 1858 non basta a farlo diventare un western.


    difatti non voleva essere un western normale, né spaghetti né classico.
    al solito siamo alla luna-dito, tutti si fissano sulle decorazioni e non sul film in sè.

    [Jack D. Ripper::post]
    Ah, sui dialoghi: Sai citarmi, a parte la scena del protoKlan, un dialogo che ti rimane in testa? ?

    tutto jackson, quello sul sugfrido, la cena, la cattura del fuggitivo

    [Louis::post]
    [Jack D. Ripper::post]

    La OST fa cagarone, ripeto.
    se vabbè ciao

    passi lunghi e ben distesi

    [lucaborg::post]
    [Louis::post]che c'è da capire, scusa?
    nulla sulla trama, nella filmologia di tarantino mi sembra un film che c'entra poco. insomma non mi piace

    ma anzi c'entra tantissimo, il materiale e i temi di jackie brown sono l'ossatura da cui ha tratto pulp fiction.

    [Louis::post]
    Ma sbaglio o certe scene non c'erano nel film? Tipo il dialogo con Bigdaddy o Waltz che insegna a Jango a sparare.

    come per IB ha tagliato un botta di roba (all'inizio andava oltre le 4 ore), si vede sopratutto con la tipa misteriosa con l'ascia che ha eidentemente un retroterra.
    peccato che tarantino di solito non fa uscire versioni estese, l'unica scena tagliata inserita poi in un dvd che ricordo è un combattimento di carradine in kill bill.
  • isterico a metano
    isterico a metano non sa chi si crede di essere
    la migliore raccolta di citazioni letta fino ad ora a cura del sempre mirabile doc manhattan
  • PaguroPagano
    PaguroPagano è proprio un bravo ragazzo / je puzza er culo de cazzo
    volevo leggerla ma le recensioni lunghe che usano la parola "comparto" di solito le evito, cmq vado a vederlo settimana prossima e poi dirò la mia, ho aspettative altine
  • una cosa che un po' mi stupisce è l'assenza (mi sembra, forse mi son sfuggiti) di riferimenti a Bakshi nell'immaginario di tarantino.
    tipo questo film è molto (ma molto) più vicino a Coonskin nel tono e nello spirito rispetto a, chessò, Amistad.
  • secondo me tarantino ha smesso di fare citazioni omaggi e gli altri cazzi da dopo le iene e tutte le cit/omgg/altcz che vengono scovate dal gruppo di fanatici mentecatti sono somiglianze casuali (e inevitabili dopo centocinquant'anni di riprese).

    Ciò detto la fissa per 'ste robe è un ottimo modo per individuare le persone con cui NON uscire la sera - quindi dopotutto va ben, dai.
  • [Lord H.::post]Ciò detto la fissa per 'ste robe è un ottimo modo per individuare le persone con cui NON uscire la sera - quindi dopotutto va ben, dai.
    Peraltro in questo film in particolare ne ho colte pochissime (ma ci sono, vedasi l'elenco di JDR) e in ogni caso il discorso sembra superato, perchè con Django si entra nel merito di una costruzione di una potenza visiva del tutto inedita nella filmografia di tarantino.

  • [gonzokampf::post]perchè con Django si entra nel merito di una costruzione di una potenza visiva del tutto inedita nella filmografia di tarantino.
    [rashid::post]tipo questo film è molto (ma molto) più vicino a Coonskin nel tono e nello spirito rispetto a, chessò, Amistad.

    MA ANDATE A CAGARE DIO PORCO
  • aggiungo che i fissati sono gli stessi che vanno alla ricerca delle citazioni in dylan dog, dampyr, tiramolla, black macigno e nei ghirigori dello sporco sui muri di casa loro.

    [gonzokampf::post]costruzione di una potenza visiva del tutto inedita nella filmografia di tarantino
    non che la faccia alta quattro metri dell'ebrea che ride mentre i gerarchi nazisti bruciano, proiettata sul fumo dell'incendio, fosse una cosa del tutto priva di forza - chissà cosa ci ha messo in questo.